1 Di Davide.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
2 Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
3 Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
4 salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia,
5 sazia di beni la tua vecchiaia,
si rinnova come aquila la tua giovinezza.
6 Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
7 Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.
8 Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
9 Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
10 Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
11 Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
12 quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Per me siamo qui all’apice del Salterio. Bisogna però dire che l’esperienza soggettiva e la condizione di ogni momento dell’esistenza di ciascuno induce attenzioni e reazioni diverse per ognuno che preghi nel Salterio e anche per ogni persona in diverse vicende e condizioni della sua vita. Resta che il nostro Salmo è rivelazione sublime della misericordia divina e quindi dello straordinario vincolo di comunione che il Signore ha con ogni persona e con il volto concreto della storia di ciascuno.
I vers.1-2 sono l’invito e l’esortazione che rivolgiamo a noi stessi (è l’ “anima mia”!) di benedire il Signore e il suo santo nome per tutto il bene che da Lui abbiamo ricevuto e riceviamo: “tutti i suoi benefici”. Questo significa la sapienza del dono e cioè la possibilità di cogliere tutto quello che accade, e ci accade, come dono di Dio. Il che non è un’evasione dalla realtà, ma è la grazia di poter vedere sempre, anche nelle prove, come il Signore conduca mirabilmente la nostra vita.
Questa sapienza poggia sull’esperienza reale e realistica della nostra vita. Qui ci troviamo davanti ad una concezione della vita tipica della fede e dell’esperienza interiore dell’ebraismo e, quando funziona, del cristianesimo. Dico “funziona”, perché non possiamo ignorare l’influenza potente e prepotente che nel pensiero cristiano ha avuto la grande filosofia classica. Per tale pensiero, è “normale” che le cose funzionino. Per un ebreo è invece ovvio che la condizione umana sia segnata radicalmente dalla sua fragilità, dai suoi limiti, dalla relatività di ogni vicenda… Per la nostra fede ebraico-cristiana è decisiva dunque la concezione della vita come “salvezza” da ogni male e da ogni ostacolo. “Salvezza” vuol dire intervento di Qualcuno o di qualcosa che mi libera e mi tira fuori da condizioni negative del tutto superiori alle mie forze.
Ecco dunque quali sono i “benefici” (ver.2) ricevuti dal Signore: “perdona …guarisce …salva …circonda di bontà e di misericordia …sazia di beni …” (vers.3-6), e ….tutto il Salmo! La fede non è una dottrina, ma è la storia della vita, visitata da Dio, con tutte le sue traversie, le sue grazie e le sue disgrazie, le prove, i doni …. Tale storia diventa la nostra esperienza e costruisce in noi stessi la conoscenza di Dio e la relazione con Lui. Tutto nasce dalla storia. Mi è sempre più arduo affrontare il discorso sulla fede partendo dall’ipotesi che sia un pensiero. La fede è “quello che mi è capitato” e che scopro (ma bisogna dire che questa stessa scoperta è dono di Dio) essere la presenza e la compagnia attiva del Signore nella mia vita. Si potrebbe pensare ad altri agenti e ad altre cause – l’intelligenza, la ricchezza, le stupidate combinate, la fortuna, la magia, gli dèi, ….. . Il dono della Parola che mi è stata annunciata e “testimoniata” (cioè, in qualche modo “fatta vedere”) da qualcuno, e la Parola che anche oggi a me e a voi viene donata, conferma e incessantemente amplia la nostra esperienza della presenza e della potenza di Dio nella storia: storia di ciascuno e di tutti.
A partire da questa concreta esperienza, posso dire qualcosa di Lui: che “è misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore” (ver.8), che “non è in lite per sempre, non rimane adirato in eterno, non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe” (vers.9-10). E tutto questo accade e lo conosciamo anche noi (almeno un po’!) “perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia … quanto dista l’oriente dall’occidente, così Egli allontana da noi le nostre colpe” (vers.11-12).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Leggevo un romanzo autobiografico di Gabriella Ghermandi, scrittrice italo-etiopica. A un certo punto della storia, un vecchio monaco le suggerisce, per superare il suo travaglio interiore, di pregare ripetendo alcuni mantra. Il primo era proprio questo:
“Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici”.
Almeno oggi anche noi possiamo ripetere il bel mantra, dicendo e pensando bene del nostro Dio e Signore e ringraziandolo (leggo che il verbo brk significa “ringraziare” quando risponde a un beneficio ricevuto). – Un commento sottolinea che la sua azione benefica è resa nei primi versetti con dei participi: Egli è il perdonatore, il riscattatore, il coronatore, il saziante…
Condivido con voi uno dei versetti che a me piace più di tutti :
“Ti circonda di bontà e misericordia sazia di beni la tua vecchiaia, si rinnova COME AQUILA la tua giovinezza”.
…Come Aquila…!
Buona serata a tutti