17 Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. 18 Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. 19 Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. 20 Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. 21 Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene
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Bisogna ricordare che il “male per male” non è umanamente e razionalmente considerato una violenza o un sopruso. Tutto il sistema giudiziario e penitenziale si basa su questo criterio. La stessa Legge della Prima Alleanza lo conosce, come noi troviamo anche nella citazione di Esodo 21,24 nelle parole di Gesù in Matteo 5,38. S tratta di quella “giustizia vendicativa” che stabilisce una proporzione tra il male commesso e la pena che in conseguenza si subisce. E questa “proporzione” è già una grande passo di “giustizia”, perché frena l’impeto di una pretesa di giustizia messa in opera dallo spirito della vendetta, che realisticamente la Bibbia conosce come retaggio di un mondo dominato dal male. Possiamo vedere questo in un testo come Genesi 4,23-24, nello stesso capitolo dove si racconta l’uccisione di Abele da parte di Caino: “Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamec settantasette”. La rivelazione cristiana mantiene in certo modo la “legge del taglione”, con la sua pretesa di “fare giustizia” con la “proporzione” tra colpa e pena, ma la capovolge rispondendo al male con il bene, come nel nostro testo ascoltiamo al ver.21: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene”. E qui, notatelo, questo non è ritenuto un cedimento e una resa, ma al contrario, la vera “vittoria”.
Il “compiere il bene” ha un orizzonte universale, e non riguarda solo i rapporti interni alla comunità cristiana. E non si tratta di un’eventualità che potrebbe essere impossibile: mi sembra che il ver.18 debba essere ascoltato come indicazione della doverosità inarrestabile del bene da parte nostra, anche quando le circostanze esterne e indipendenti da noi la rendessero vana.
Tutto questo si compie nel dovuto, assoluto rispetto della giustizia divina, quella che sola può essere esercitata su ogni persona, giustizia che sigilla il termine di ogni umana esistenza. Noi qui, sulla terra, nel breve cammino della vita terrena, non possiamo far altro che accogliere con gioia la giustizia salvifica che Dio esercita su ogni uomo e donna della terra. Quindi, la giustizia divina darà “a ciascuno il suo”(ver.20 che cita Deuteronomio 32,35). Noi ci atteniamo alla Parola che dice: “ Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo”, citato da Proverbi 25,21-22. Questo infatti è il giudizio più severo e più fecondo che noi possiamo esercitare, perché è talmente “opposto” al male commesso che contesta il male commesso ben di più che una pena che pretenda di fare giustizia, e che si mostra così debole rispetto al pentimento e alla conversione del reo. Così deve essere intesa l’espressione “accumulerai carboni ardenti sul suo capo”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.