14 Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. 15 Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. 16 Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.
Post correlati
1 Commento
Lascia un commento Annulla risposta
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Le categorie
- Audio (504)
- Audio e Video (623)
- Dalla Chiesa e dal mondo (168)
- Giovanni scrive… (514)
- Giuseppe scrive… (2)
- Incontri e approfondimenti (425)
- La lectio quotidiana (3.909)
- Le letture domenicali (647)
- Le nostre notizie (930)
- Senza categoria (7)
- Video (108)
Gli ultimi articoli pubblicati
- Qoelet 7,15-29
- Qoelet 7,1-14
- Qoelet 6,1-12
- Qoelet 5,7-19
- Qoelet 4,17-5,6
- Le letture e i canti di domenica 17 gennaio 2021
- Saluto di d. Francesco Scimè – Festa del battesimo di Gesù – Domenica 10 gennaio 2021 da via del Bottazzo a Sammartini
- Qoelet 4,1-16
- Omelia di d. Andres Bergamini – festa del Battesimo del Signore 2021 anno B
- Omelia di d. Giuseppe Scimè – Festa del battesimo di Gesù – Domenica 10 gennaio 2021 Dozza
Il segreto e la grande fonte di quello che la Parola ci indica per la nostra vita è Gesù! E’ la sua persona e la sua opera tra noi quello che cogliamo nell’insegnamento che oggi riceviamo. Questo conferma il pensiero che ieri si affacciava alla nostra preghiera: l’etica che scaturisce dal dono della fede di Gesù è la celebrazione della sua presenza in noi e tra noi. Per questo le parole che oggi ascoltiamo sembrano suggerire un “agire contro”, che è il contrario dell’inimicizia, e che anzi è il grande ponte della pace! E’ un agire in certo senso “irrazionale” rispetto alle razionalità delle sapienze mondane: alla persecuzione si contrappone la benedizione!(ver.14).
L’amore che unisce con i fratelli nella fede, ma anche con tutti, porta a non avere “sentimenti propri”, ma ad assumere la condizione dell’altro, e quindi a gioire con chi gioisce e a piangere con chi piange. Questo implica, secondo il ver.16, che tutto in noi è incessantemente condizionato dalla situazione dell’altro, e quindi pronto a “trasmigrare” nella condizione dell’altro, per impedire che si crei una qualche solitudine, e soprattutto per affermare che la suprema verità è la comunione d’amore. Si abbatte in questo modo un certo “mito” della verità, che sembra suggerire che in nome della “verità” bisogna rinunciare anche alla comunione. La sapienza nuova è sapienza dell’amore, che dell’amore incessantemente riafferma il primato e quindi l’incessante ricerca di esso.
Per questo, l’attenzione e la tensione interiore sono orientate verso il grande cammino dell’obbedienza di Gesù sino alla croce: “volgetevi piuttosto a ciò che è umile”(ver.16). Ed è sempre la sapienza dell’amore a chiedere di non essere sapienti da se stessi, ma sempre con un giudizio e una misura che verificano ogni nostro pensiero e sentimento non con la misura del nostro personale pensiero e sentimento, ma con il nostro desiderio di comunione.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.