14 Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. 15 Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. 16 Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.

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Il segreto e la grande fonte di quello che la Parola ci indica per la nostra vita è Gesù! E’ la sua persona e la sua opera tra noi quello che cogliamo nell’insegnamento che oggi riceviamo. Questo conferma il pensiero che ieri si affacciava alla nostra preghiera: l’etica che scaturisce dal dono della fede di Gesù è la celebrazione della sua presenza in noi e tra noi. Per questo le parole che oggi ascoltiamo sembrano suggerire un “agire contro”, che è il contrario dell’inimicizia, e che anzi è il grande ponte della pace! E’ un agire in certo senso “irrazionale” rispetto alle razionalità delle sapienze mondane: alla persecuzione si contrappone la benedizione!(ver.14).
L’amore che unisce con i fratelli nella fede, ma anche con tutti, porta a non avere “sentimenti propri”, ma ad assumere la condizione dell’altro, e quindi a gioire con chi gioisce e a piangere con chi piange. Questo implica, secondo il ver.16, che tutto in noi è incessantemente condizionato dalla situazione dell’altro, e quindi pronto a “trasmigrare” nella condizione dell’altro, per impedire che si crei una qualche solitudine, e soprattutto per affermare che la suprema verità è la comunione d’amore. Si abbatte in questo modo un certo “mito” della verità, che sembra suggerire che in nome della “verità” bisogna rinunciare anche alla comunione. La sapienza nuova è sapienza dell’amore, che dell’amore incessantemente riafferma il primato e quindi l’incessante ricerca di esso.
Per questo, l’attenzione e la tensione interiore sono orientate verso il grande cammino dell’obbedienza di Gesù sino alla croce: “volgetevi piuttosto a ciò che è umile”(ver.16). Ed è sempre la sapienza dell’amore a chiedere di non essere sapienti da se stessi, ma sempre con un giudizio e una misura che verificano ogni nostro pensiero e sentimento non con la misura del nostro personale pensiero e sentimento, ma con il nostro desiderio di comunione.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.