1 Getta il tuo pane sulle acque, perché con il tempo lo ritroverai. 2 Fanne sette o otto parti, perché non sai quale sciagura potrà arrivare sulla terra. 3 Se le nubi sono piene d’acqua, la rovesciano sopra la terra; se un albero cade verso meridione o verso settentrione, là dove cade rimane. 4 Chi bada al vento non semina mai, e chi osserva le nuvole non miete. 5 Come tu non conosci la via del soffio vitale né come si formino le membra nel grembo d’una donna incinta, così ignori l’opera di Dio che fa tutto. 6 Fin dal mattino semina il tuo seme e a sera non dare riposo alle tue mani, perché non sai quale lavoro ti riuscirà meglio, se questo o quello, o se tutti e due andranno bene. 7 Dolce è la luce e bello è per gli occhi vedere il sole. 8 Anche se l’uomo vive molti anni, se li goda tutti, e pensi ai giorni tenebrosi, che saranno molti: tutto ciò che accade è vanità. 9 Godi, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù. Segui pure le vie del tuo cuore e i desideri dei tuoi occhi. Sappi però che su tutto questo Dio ti convocherà in giudizio. 10 Caccia la malinconia dal tuo cuore, allontana dal tuo corpo il dolore, perché la giovinezza e i capelli neri sono un soffio.
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COMMENTO Famiglie della Visitazione:
Siamo al penultimo passo di questo libro misterioso e affascinante. Mi sembra giusto quindi dire quale mi sembra essere conclusivamente il suo significato. Mi rifaccio per questo a quella parola “vanità” che sembra voler dire una vicenda incompleta e addirittura non vera. Questo termine a me suggerisce l’idea di un vuoto, di una mancanza ma quindi anche di una attesa. Tutte le osservazioni critiche che abbiamo incontrato mi hanno portato sempre a concepire tale carenza come assenza e attesa della salvezza. O meglio, attesa del Salvatore. Per noi quindi la mancanza la mancanza e l’attesa del Cristo, del Messia, del Figlio di Dio.
Abbiamo potuto accogliere per questo in pace anche tutti i giudizi negativi e anche una certa angosciante domanda sulla negatività di questo piccolo e prezioso libro. Mi sembra dunque di dover concludere che il termine vanità suggerisca soprattutto un vuoto: è la mancanza, ma anche la profezia e l’attesa del Messia del Signore.
Oggi il termine qualificato come vanità lo abbiamo trovato con la parola “soffio” (v.5). Io preferisco il termine vuoto che più efficacemente dice quello che abbiamo detto sopra e che deve essere superato. Tutta la negatività e l’apparente pessimismo di Qoelet geme e invoca quello non può mancare. La preziosissima fede dei padri ebrei attende appunto il Messia e per questo ci ha mostrato anche il dolore e il travaglio di un attesa. Penso che Qoelet non sia pessimista ma incalzi l’ascoltatore della Parola sull’attesa del Salvatore.
Dio ti benedica e tu benedicimi. Tuo Giovanni.