Caro Giovanni, ho visto che sei intervenuto nel problema dei lavavetri. richiamando l’attenzione sul disagio sempre più grave che molta gente patisce per una povertà che arriva sino alla scarsità e addirittura alla mancanza di cibo. La situazione è veramente così grave? Non converrebbe aprire una riflessione sulla situazione? (messaggio firmato)
Caro Piero, approfitto del tuo messaggio per dire innanzi tutto che il mio intervento, limitato a poche parole dette al telefono, non vuole esprimere un giudizio sul Commissario, nei cui confronti nutro solo stima riconoscenza e affetto. Ho voluto però dare un piccolo contributo alla consapevolezza sulla situazione di molti tra noi, che deve essere nella consapevolezza di tutti i cittadini.
Avrò forse una calamita che attira le condizioni più desolate, ma devo dirti che anche oggi mi è bastato accettare l’invito del mio fisioterapista che ha voluto offrirmi un caffè, per ascoltare uno scambio di parole tra lui e il barista che mi confermavano la realtà in cui ci troviamo. In una zona industriale vicina al nostro territorio comunale un terzo delle aziende è fermo. Chi ha conservato fino ad oggi il lavoro ugualmente teme ed è preavvisato di tempi ancora più difficili. E si vede costretto ad interrompere le sue modeste abitudini di acquisto quotidiano. Anche un bar o un negozio di alimentari avvertono una caduta a picco delle consumazioni e delle vendite.
Da me arriva addirittura la gente che si chiede qualcosa da mettere sulla tavola. Ci è arrivato l’avviso che una struttura non lontana dalla parrocchia può consegnarci sette o otto pasti al giorno che rimangono dalla mensa, e noi vogliamo accettare l’invito perché sappiamo che questo sarà molto gradito a persone che ogni giorno chiedono se possiamo fornire loro qualche sostentamento. Non voglio dilungarmi a dire le mie preoccupazioni. Sarei contento che per questo, come per tanti altri problemi, la città fosse informata. E sarebbe bello che chi lo desidera potesse mettersi intorno ad un tavolo per cercare insieme qualche strada.
Molto spesso si chiudono i problemi dentro i limiti delle finanze. Una città come Bologna con la ricchezza delle sue iniziative civili ed ecclesiali, potrebbe trovare in se stessa molte risorse di volontariato e di solidarietà, e molte possibilità di non spreco e di utilizzo solidale. Con due risultati insieme: quello di mettere qualcosa sulla tavola di chi ne ha bisogno e il gusto di una festa della convivenza, capace di scovare i bisogni e di risolvere molti problemi. Con un ulteriore e non certo ultimo obiettivo: dare un contributo importante alla formazione dei giovani spesso così distratti verso un consumismo povero di umanità. Proviamo a sperare! Buona Domenica. d.Giovanni
Grazie alle sollecitazioni che ci arrivano da diverse fonti, mio marito ed io sentiamo l’esigenza di fare qualche cosa, di cambiare il nostro modo di vivere, per questo ci dà speranza il sentirti dire che sarebbe bello mettersi attorno ad un tavolo per considerare il problema della povertà e cercare insieme, non dico con la bacchetta magica, una soluzione definitiva, ma almeno cominciare a considerarla seriamente e provare di vedere se c’è qualcosa che si può fare insieme o che ciascuno personalmente può fare e che cosa. In famiglia parliamo spesso di questa realtà che è davvero vicina e grande, ma sono sempre parole le nostre, come le tante parole che che si spendono e che non conducono a nulla se non sono poi accompagnate dai fatti. Ma agire come? Facendo l’elemosina? Non so, spesso facciamo questo gesto, ma non ci sembra gran chè. Forse mettersi attorno a un tavolo per ascoltare chi è più preparato di noi sull’argomento, chi ha già fatto qualche esperienza, per vedere quali sono le potenzialità di ciascuno e cercare insieme una strada da percorrere, oltre che un comportamento quotidiano da assumere.
Giovanni carissimo, vorremmo essere meno egoisti, un po’ più umani e amorevoli. Vorremmo esserci, se ci sarà un raduno attorno a quel tavolo. Ti abbracciamo. Alves e Carla di Castello d’Argile