So che lei non sarà per niente d’accordo, ma questo Papa Francesco è per me una grande delusione. La gente ha bisogno di sperare che ci sia un Dio diverso dai comuni mortali. Se Dio fosse misero come noi, che cosa potrebbe fare per noi? Diventa un Dio che ci costruiamo noi a nostra misura. Il compito del Papa e anche di tutti voi del clero è quello di far vedere una realtà diversa, una realtà sacra. Il Papa lo chiamano Santo Padre perché è qui in mezzo a noi a rappresentare Dio. Adesso arriva a dire a un ateo che andrà in paradiso anche se non starà alla legge di Dio e farà come gli dice la sua coscienza. Non sono d’accordo ….
Credo bastino queste parole per capire l’animo della signora che mi esprime in una lunga lettera la sua disapprovazione. Vede, cara Signora, il fatto è che proprio quello che di Papa Francesco la scandalizza è quello che di lui mi affascina, mi commuove e mi rallegra. Avendo avuto il grande privilegio di essere giovane studente durante il pontificato di Papa Giovanni, credevo di aver già avuto in vita mia tutto quello che potevo desiderare dal ministero del Vescovo di Roma. E invece ecco che arriva Papa Francesco! Entro solo in una delle sue osservazioni critiche: a lei è insopportabile la sua umanità e il suo amore per l’umanità a partire dai più piccoli, dai poveri, dagli atei. Anche Gesù era insopportabile per i “religiosi” del suo tempo, e lo era perché con le parole e con i fatti annunciava che Dio era fatto come Lui. Papa Francesco ci fa vedere come è Gesù, anche lui con le sue parole e con i suoi gesti. E questo è il motivo per cui Francesco piace ai credenti e anche ai non credenti: perché “fa vedere” e “fa ascoltare” il Vangelo di Gesù. In questo modo mostra che il nostro tempo è desideroso di ricevere l’annuncio del Vangelo, malgrado tante ferite e tanti errori. Come Gesù, anche Francesco è un contestatore, perché contesta e rifiuta quella che lei, signora, chiama la ”realtà sacra”. Come Gesù, viene a mostrare come Dio si sia “fatto carne” e abiti in mezzo a noi. Portarsi la valigia a mano o rispondere al non-credente Scalfari mandando una lettera al quotidiano di cui Scalfari è il fondatore, sono, insieme a tanti altri gesti e parole, un insegnamento altissimo di teologia cristiana. E tante altre cose si potrebbero citare. Ma lei, cara amica, provi a considerare la vicenda del Papa come una piccola, preziosa parabola. La parabola di questa domenica è quella del prodigo. Non le sembra che il Papa ci mostri nella sua persona la vicenda di quel padre che vuole tirarsi in casa e nel suo affetto tutti i suoi figli?
Buona Domenica a lei e a tutti.
Giovanni della Dozza.
Domenica 15 settembre 2013
Doverosa premessa: le mie opinioni sono opinabilissime !
Possiamo immaginare che nell’ambito della fede (per quel che ci riguarda nella religione Cristiano- Cattolica) tutti si collochino fra lo “zero” dell’agnosticismo-ateismo e il 100 dell’adesione totale (“senza ma e senza se”) al Credo: ciò in teoria.
In pratica, ritengo che quasi tutti si collochino fra “lo 0,1 e il 99,9”. In altri termini non esisterebbero persone totalmente fedeli né persone completamente non credenti. L’ascolto della propria coscienza (o in-coscienza) porta più o meno distanti dalla adesione acritica a tutti gli articoli e dogmi della fede; saremmo tutti “parzialmente fedeli” ! “Una fede che non dubita non è fede”. Per la “parte” o percentuale complementare per “tendere” a 100, entra in campo la coscienza personale, ammesso che la si voglia ascoltare-seguire. La potenza e l’ascolto di questa voce metaforica dipende da uno sviluppo ed educazione il cui stato d’avanzamento si basa su una responsabilità oggettiva derivante dalla società nelle sue diverse articolazioni (famiglia, parrocchia, ecc.; esempi NON esclusivi: “E disse loro: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato.” Mc. 16, 15-16 ;“Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv. 20, 19-23). … ecc. ecc.” ) e sulla responsabilità soggettiva del diretto interessato (“convertitevi e credete al Vangelo” – Mc 1,15).
Papa Francesco assolve pienamente alla sua missione di Sommo Pastore d’anime allorché si dichiara disponibile a “percorrere un tratto di strada con i non credenti, nel reciproco rispetto”.
Ritengo che il rispetto sia osservato anche dall’interlocutore, Dott. Eugenio Scalfari, nella sua sincera dichiarazione “di non voler cercare Dio” (almeno al momento, aggiunge chi scrive): risposta forse rispettosa nella forma ma mi chiedo se lo sia anche nella sostanza. Se non c’è la volontà di approfondire questi delicati temi e si rimane/rimarca la “novità” (reale o presunta) che “Dio perdona chi, non credente, segue la propria coscienza” si rischia, a mio modesto parere, di :
1)non ritrovarsi, al proprio fianco, il desiderato compagno di viaggio “non credente”;
2)conferire discutibili certezze (alibi?) o consolazioni (perdono divino dei propri peccati) a chi, possedendo minori capacità intellettuali e/o rettitudine morale, è convinto (si spera in “buona fede”) di seguire la propria coscienza;
3)dare scandalo ai piccoli “credenti” (“Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare” – Mt 18, 6).