Molti anni fa mi sembrava di capire le “ragioni” che portarono i Cappellani Militari a denunciare don Milani per le sue dichiarazioni contrarie al Servizio militare. Ero giovane, cattolico praticante, e avevo fatto da poco il servizio militare. Adesso, anziano, ancora credente ma non praticante, con molti dubbi e sospetti e dissensi nei confronti della chiesa, sento come scandaloso ogni segno della presenza cristiana nei luoghi della guerra. Le scrivo dopo aver visto alla televisione la cronaca di una messa fatta in un luogo di guerra.
Il suo messaggio mi ha riportato a molti anni fa quando abitavo in una borgata romana e frequentavo l’Università Gregoriana per gli studi di teologia. Con alcuni amici toscani seguivamo la vicenda giudiziaria di cui lei parla, perché l’amicizia con don Lorenzo ci portava ad essergli vicini e solidali anche per la sua condizione di malattia che lo avrebbe rapidamente portato al suo ingresso nel Paradiso del Signore. Oggi guardiamo con stupore a questioni che grazie a Dio sono affondate in un passato che sembra fortunatamente lontanissimo. Purtroppo invece la violenza sanguinaria dei molti conflitti ci continua a interpellare come persone e quanto più come cristiani. Non posso dimenticare il travaglio e l’amara delusione di quegli anni, quando anche la grande riflessione del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo si è arenata sul tema della guerra e non è riuscita a dichiarare l’ingiustizia di ogni guerra. Il gravissimo conflitto in cui erano impegnati gli Stati Uniti d’America in Vietnam rese impraticabile una speranza che la diplomazia volle arrestare. Voglio però aggiungere nella mia risposta una considerazione che sento necessaria e irrinunciabile. Non c’è possibilità di giustificazione di un fatto come la guerra nell’orizzonte di una fede che ha come suo statuto supremo il ripudio della potenza di Caino, potenza di dare la morte, in nome della potenza annunciata da Gesù, come potenza di dare la vita. Ma resta che non c’è luogo e non c’è tempo che chieda ed esiga l’assenza del Vangelo del Signore. Anche la situazione e la circostanza più negativa possono e devono essere visitate dal Vangelo di Gesù. Evidentemente è decisivo il modo e il linguaggio di tale presenza. E così il problema resta in ogni modo aperto.
Buona Domenica.
Don Giovanni.
Domenica 13 gennaio 2012