15 Nel giorno in cui la Dimora fu eretta, la nube coprì la Dimora, dalla parte della tenda della Testimonianza; alla sera ci fu sulla Dimora come un’apparizione di fuoco fino alla mattina. 16 Così avveniva sempre: la nube la copriva e di notte aveva l’aspetto del fuoco. 17 Tutte le volte che la nube si alzava sopra la tenda, subito gli Israeliti si mettevano in cammino, e nel luogo dove la nube si posava, là gli Israeliti si accampavano. 18 Sull’ordine del Signore gli Israeliti si mettevano in cammino e sull’ordine del Signore si accampavano. Tutti i giorni in cui la nube restava sulla Dimora essi rimanevano accampati. 19 Quando la nube rimaneva per molti giorni sulla Dimora, gli Israeliti osservavano la prescrizione del Signore e non partivano. 20 Avveniva che la nube rimanesse pochi giorni sulla Dimora: essi all’ordine del Signore rimanevano accampati e all’ordine del Signore levavano le tende. 21 E avveniva che, se la nube si fermava dalla sera alla mattina e si alzava la mattina, subito riprendevano il cammino; o se dopo un giorno e una notte la nube si alzava, allora levavano le tende. 22 O se la nube rimaneva ferma sulla Dimora due giorni o un mese o un anno, gli Israeliti rimanevano accampati e non partivano; ma quando si alzava, levavano le tende. 23 All’ordine del Signore si accampavano e all’ordine del Signore levavano le tende, e osservavano le prescrizioni del Signore, secondo l’ordine dato dal Signore per mezzo di Mosè.
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Quando in Efesini 5,16 Paolo chiede di fare “buon uso del tempo, perchè i giorni sono cattivi” si pone in questo tema fondamentale della fede e della sapienza ebraico-cristiana che nella concezione del tempo afferma il primato della qualità su quello della quantità. Si opera infatti il grande riscatto del tempo quando lo si considera non come il succedersi indifferenziato delle ore e dei giorni, ma quando lo si qualifica attraverso gli avvenimenti: possiamo cioè pensare ad oggi come dominato dalle otto ore più i tempi di viaggio ai quali ci condanna un lavoro solo subìto, oppure possiamo pensare agli eventi esterni e interiori che daranno volto e sapore a quelle ore. Mi sembra questo il senso profondo del nostro testo di oggi e la sua fecondità per noi che non ci lasceremo schiavizzare dall’orologio, ma chiederemo alle ore del giorno di “servire” gli avvenimenti che in esso si compiranno. Questo fa si che nelle antiche lingue della Bibbia i tempi e i modi dei verbi abbiano il compito di descrivere più la qualità dei tempi che la loro temporalità. Mi accorgo di questo in certi “tempi belli”, come per esempio il tempo di Natale dove il tempo si deve tutto “stirare” per consentire la molteplicità e la ricchezza degli avvenimenti.
Questo entra nella regola di vita cristiana scritta da don Giuseppe Dossetti che ricorda come il tempo non sia nostro, ma di Dio e della Chiesa. Così la vita del popolo è segnata completamente dalla “presenza” del Signore al suo popolo e dalla presenza del popolo al suo Signore. Ed è il ver.18 che chiarisce pienamente il senso del tempo come tempo di Dio. Non la sera e la mattina, non un giorno o un mese o un anno, ma la volontà di Dio: “Sull’ordine del Signore gli Israeliti si mettevano in cammino e sull’ordine del Signore….”. E’ dunque la volontà di Dio a determinare i tempi del popolo.
E per questo, perchè cioè sia certa la presenza dell’uno all’altro, cioè del Signore con loro e di loro con il Signore, il segno di tale presenza è nube di giorno e fuoco di notte. Così il tempo viene definito, e quindi viene finalizzato da questo grande viaggio con il Signore da Lui stesso guidato. E’ il segreto della nostra Lectio quotidiana, ascolto e preghiera al Signore, dove la ripetitività dei giorni, e il pericolo che tutto sia vanità e non ci sia mai niente di nuovo sotto il sole, sono vinti dalla Parola antica e nuova che genera, custodisce e guida ogni giorno. Oggi non è come ieri! Oggi è il giorno di Numeri 9,15-23! In molti modi il tempo tenta di riafferrarci e di ributtarci nella sua indifferenziata quantità, ma lo Spirito ci soccorre perchè non siamo incatenati all’implacabile ritmicità indifferenziata del tempo, ma perchè siamo noi capaci di “usare” il tempo senza esserne usati.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La nube: uno dei simboli più belli della presenza, della protezione e della guida di Dio verso i suoi. E direi anche il segno di un amore delicato: la nube protegge dai dardi del deserto durante il cammino, e diventa fuoco che illumina e riscalda nel corso della notte. In tutto il brano è delineata la comunità perfetta di Israele, che cammina insieme al suo Dio e secondo le sue parole: un ideale che ci è proposto oggi come meta e incoraggiamento.
il v.16 dice “Così avveniva sempre”. “Così è sempre… così sarà…” mi piace pensare che la compagnia del Signore in mezzo al popolo, allora sotto forma di nube (oggi sotto quale forma?), continua sempre.
E’ giocata sulla fedeltà reciproca: la nube non abbandona mai il popoli e continua a guidarlo, e il popolo segue i movimenti della nube: fa i bagagli, parte, cammina, si accampa, riparte…
E nei momenti di pausa, di accampamento “osservavano la prescrizione del Signore e non partivano” (19) cioè “svolgevano/custodivano il loro incarico”.
Anche a me sembra un’immagine una parabola affascinante e forte della nostra vita, della nostra vita con Lui.
“Così sarà sempre… “