20 Allora Mosè disse loro: «Se fate questo, se vi armerete davanti al Signore per andare a combattere, 21 se tutti quelli di voi che si armeranno passeranno il Giordano davanti al Signore, finché egli abbia scacciato i suoi nemici dalla sua presenza, 22 se non tornerete fin quando la terra sia stata sottomessa davanti al Signore, voi sarete innocenti di fronte al Signore e di fronte a Israele, e questa terra sarà vostra proprietà alla presenza del Signore. 23 Ma se non fate così, voi peccherete contro il Signore; sappiate che il vostro peccato vi raggiungerà. 24 Costruitevi pure città per i vostri fanciulli e recinti per le vostre greggi, ma fate quello che la vostra bocca ha promesso».
25 I figli di Gad e i figli di Ruben dissero a Mosè: «I tuoi servi faranno quello che il mio signore comanda. 26 I nostri fanciulli, le nostre donne, le nostre greggi e tutto il nostro bestiame rimarranno qui nelle città di Gàlaad; 27 ma i tuoi servi, tutti armati per la guerra, andranno a combattere davanti al Signore, come dice il mio signore».
28 Allora Mosè diede per loro ordini al sacerdote Eleàzaro, a Giosuè, figlio di Nun, e ai capi delle famiglie delle tribù degli Israeliti. 29 Mosè disse loro: «Se i figli di Gad e i figli di Ruben passeranno con voi il Giordano tutti armati per combattere davanti al Signore e se la terra sarà sottomessa davanti a voi, darete loro in possesso la terra di Gàlaad. 30 Ma se non passeranno armati con voi, avranno la loro proprietà in mezzo a voi nella terra di Canaan». 31 I figli di Gad e i figli di Ruben risposero: «Faremo come il Signore ha ordinato ai tuoi servi. 32 Passeremo armati davanti al Signore nella terra di Canaan, ma, quanto a noi, il possesso della nostra eredità è di qua dal Giordano».
33 Mosè dunque diede ai figli di Gad e ai figli di Ruben e a metà della tribù di Manasse, figlio di Giuseppe, il regno di Sicon, re degli Amorrei, e il regno di Og, re di Basan: il territorio con le sue città comprese entro i confini, le città del territorio che si stendeva all’intorno. 34 I figli di Gad ricostruirono Dibon, Ataròt, Aroèr, 35 Atròt Sofan, Iazer, Iogbea, 36 Bet Nimra e Bet Aran, città fortificate, e fecero recinti per le greggi. 37 I figli di Ruben ricostruirono Chesbon, Elalè, Kiriatàim, 38 Nebo e Baal Meon, i cui nomi furono mutati, e Sibma, e diedero nomi alle città che avevano ricostruito. 39 I figli di Machir, figlio di Manasse, andarono nella terra di Gàlaad, la presero e ne cacciarono gli Amorrei che vi abitavano. 40 Mosè allora diede Gàlaad a Machir, figlio di Manasse, che vi si stabilì. 41 Anche Iair, figlio di Manasse, andò e prese i loro villaggi e li chiamò villaggi di Iair. 42 Nobach andò e prese Kenat con le dipendenze e la chiamò con il proprio nome, Nobach.

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Il nostro testo ci regala oggi la potenza della Parola di Dio come fonte perenne di giustizia, di verità e di pace. Provo a spiegare quello che mi è entrato nella mente e nel cuore. Ci troviamo davanti a “fatti” che dovranno avvenire. Se quindi da una parte la Parola è data oggi in tutta la sua potenza, il suo compiersi è proiettato in un perenne “presente” che si imporrà in tempi futuri, chiamati appunto a cogliere e accogliere la Parola di Dio in un incessanti riproporsi al “presente”. Non è insomma una parola di carattere “giuridico” che definisce le cose una volta per sempre: come a dire: “le cose stanno così”. La Parola di Dio si caratterizza per il suo incessante riproporsi ad ogni tempo e ad ogni coscienza. Credo che la “profezia” sia appunto la perenne attualità della Parola!
Così Mosè, ormai verso la fine del suo pellegrinaggio terreno, deve proiettare la potenza di questa parola al di là di sè. C’è quindi un’obbedienza alla Parola che si ripresenta ad ogni tempo come assolutamente nuova ed attuale. La Parola si ripresenterà quindi a situazioni anche molto diverse e oggi imprevedibili, ma sarà sempre l’ “oggi” di quella stessa Parola. Per esemplificare: l’esigenza evangelica di “pregare sempre senza stancarsi” mi si ripropone oggi, come è stato ieri, o in giorni ormai lontani. Si potrebbe pensare che quindi la parola “blocca” il tempo in un “sempre uguale”, mentre invece si presenta ad ogni tempo sempre come “nuova”, e capace di parlare ad ogni tempo. Il comando supremo della carità si presenta oggi in modi nuovi rispetto a ieri, sia perchè la Parola antica è sempre nuova, sia perchè s’incontra con il tempo, con la storia e le sue condizioni sempre nuove. Così, la Parola non blocca la storia ma incessantemente la visita e la illumina. La Parola è sempre uguale, ma è sempre diverso e nuovo il suo ripresentarsi e il suo incontrarsi con la vicenda umana.
Secondo il nostro testo, questo non riguarda solo la categoria del tempo, ma anche quella dello spazio. Mi sembra si debba spingere il pensiero fino ad un quasi-assurdo: queste due tribù e mezza si troveranno “incessantemente” nella provocazione di un’obbedienza che condiziona il loro rapporto con la loro terra alla loro fedeltà nel non abbandonare le altre tribù alla fatica della loro conquista. La loro storia sarà in qualche modo incessantemente accompagnata dal “presente”. Credo cioè che l’attualità e l’efficacia del ver.30 non verranno mai meno, anche se si rivolgeranno a condizioni del tutto mutate: “Ma se non passeranno armati con voi, avranno la loro proprietà in mezzo a voi nella terra di Canaan”. E’ necessario quindi che anche noi(!), oggi(!), ci domandiamo come accogliere la parola contenuta in quel versetto. Non è cosa passata: la “memoria” della Parola è sempre perfetta attualità!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Devo cercare di non leggere troppo letteralmente cioè con gli occhi della storia di questi giorni del posto dove abito (Israele-Palestina) queste azioni violente che il popolo deve fare. Guerra, occupazione, proprietà, armi, scacciare i nemici… sono proprio quelle parole (in ebraico!) che si sentono tutti i giorni alla radio!
Nei primi 4 versetti l’espressione “davanti al Signore” si ripete 4 volte in ebraico (+ 3 volte con un espressione leggermente diversa) e 6 volte in greco (+1 leggermente diversa).
Davanti al Signore devono armarsi per la guerra, davanti al Signore devono passare il Giordano, davanti al Signore la terra sarà occupata, davanti al Signore la terra sarà loro proprietà. Se non fanno questo peccheranno davanti al Signore (greco), contro il Signore (ebraico).
Non sempre è gradito sapere di essere sotto lo sguardo del Signore. Eppure a Lui dobbiamo rendere conto. E’ nei suoi confronti che giochiamo la fedeltà alla nostra vita, alle parole che sentiamo e che diciamo… Gesù con la sua Pasqua ci regala il suo Spirito con il quale non c’è più solo lo sguardo dall’alto di Dio, ma Dio stesso è in noi, è sempre con noi, lavora e tiene per noi…
Mi ha colpito dall’inizio questa vicenda dei figli da Gad e di Ruben che vedono la terra buona per pascolare e chiedono di poter rimanere lì, di non andare di là dal Giordano. E il Signore in un qualche modo li esaudisce in questa richiesta basata su motivazioni molto materiali..dopo tanta fatica fatta nel deserto chiedono di fermarsi un pò prima dell’arrivo per pascolare..?Mi è sembrato singolare e anche molto tenera l’attenzione di Dio..
La richiesta di finire però di accompagnare Israele l’ho vista come segno di conferma dell’adesione al disegno di Dio.
Riguardo al nemico e alle parole che segnala Andrea la questione diventa complessa.
Personalmente non riesco a trovare un senso senza la rivelazione che Dio fa di sè con Gesù e la sua Pasqua..Questo forse vale anche per la storia, collettiva e individuale, di ogni uomo e in ogni tempo..Tutto trova senso a partire da lì..
Resta che non è facile lo stesso..
Che splendido esempio di solidarietà e di partecipazione a un comune destino! Le tribù che chiedono di fermarsi, vogliono però accompagnare gli altri al di là del Giordano, affinché si insedino nei territori loro assegnati. Mi fa pensare a quel comune destino e a quella comune eredità che stiamo vivendo e ricevendo in Cristo. – E se Gad, Ruben e metà della tribù di Manasse non dovessero rispettare l’impegno preso? Ecco la “punizione”: “se non passeranno armati con voi, avranno la loro proprietà in mezzo a voi nella terra di Canaan”. La condanna è a far parte del popolo di Dio, dimorare nella terra promessa, insieme agli altri, a rafforzare, non a rompere il vincolo comune… Con cura sono elencate le città che vengono ricostruite; a città e villaggi vengono dati nomi nuovi: la vita ricomincia… E’ quell’opera di “ricostruzione” dell’uomo e della società umana, che ogni volta ricomincia dopo le assurdità delle distruzioni e delle violenze che reciprocamente ci facciamo… Così cerchiamo di raggiungere la conformità a quell’uomo nuovo che “il Figlio dell’uomo” ha realizzato. – Ancora una volta troviamo in questa pagina “Sicon, re degli Amorrei” e “Og, re di Basan”: siamo affezionati a questi personaggi, che la lettura dei salmi ogni tanto ci ripropone. Anch’io talvolta mi sono chiesto: Ma chi sono costoro?
La lettura di questo testo mi fa ricordare le recenti avvenimenti di
Gaza durante i quali i rabbini dell’esercito di occupazione sionista intimavano ai loro soldati di uccidere gli autoctoni e cosi’ facendo ricevevano la benedizione del Signore. E’ vermanete difficile credree che Dio nella sua infinita bonta’ permette a un popolo di uccidere, di scacciare e di prendere possesso della terra e della vita altrui. Se il testo di cui sopra fa plarte della Rivelazione del Signore che Dio abbia pieta’ di noi