1 Il settimo mese, il primo del mese, terrete una riunione sacra; non farete alcun lavoro servile. Sarà per voi il giorno dell’acclamazione con le trombe. 2 Offrirete in olocausto di profumo gradito al Signore un giovenco, un ariete, sette agnelli dell’anno senza difetti. 3 La loro oblazione sarà fior di farina impastata con olio: tre decimi per il giovenco, due decimi per l’ariete, 4 un decimo per ciascuno dei sette agnelli. 5 Offrirete inoltre un capro in sacrificio per il peccato, per compiere il rito espiatorio per voi, 6 oltre l’olocausto del mese con la sua oblazione e l’olocausto perenne con la sua oblazione e le loro libagioni, secondo il loro rito. Sarà un sacrificio consumato dal fuoco, profumo gradito al Signore.
7 Il dieci di questo settimo mese terrete una riunione sacra e vi umilierete; non farete alcun lavoro 8 e offrirete in olocausto di profumo gradito al Signore un giovenco, un ariete, sette agnelli dell’anno senza difetti. 9 La loro oblazione sarà fior di farina impastata con olio: tre decimi per il giovenco, due decimi per il solo ariete, 10 un decimo ogni volta per ciascuno dei sette agnelli. 11 Offrirete inoltre un capro in sacrificio per il peccato, oltre il sacrificio per il peccato del rito espiatorio e oltre l’olocausto perenne con la sua oblazione e le loro libagioni.
Altre due feste vengono descritte nel nostro brano di oggi: “il giorno dell’acclamazione con le trombe”(vers.1-6) e “il giorno dell’espiazione”(vers.7-11).
La prima festa dice una partenza, che può riguardare la partenza dell’accampamento o la partenza per la guerra. Era forse l’acclamazione nei confronti del re, e, dopo la fine della monarchia, l’acclamazione fatta a Dio stesso. La versione greca chiama questa festa “il giorno del segnale”. E’ il giorno dell’inizio dell’anno. Tutto questo concorre a far pensare al cammino del popolo di Dio nella sua storia e in particolare alla sua grande migrazione verso la Terra. Un viaggio di fatica e di grazia. E anche una “battaglia” contro diversi nemici che Dio stesso vincerà soccorrendo le deboli forze del suo popolo. Una guida e una protezione continua di Dio nella storia dei figli di Israele.
La seconda festa è giorno del pentimento e del perdono. E’ convocazione nella quale “umilierete le anime vostre” dice alla lettera il testo al ver.7. La versione greca lo rende con “farete del male alle vostre anime”. Il commento si domanda come può essere considerato “festa” un giorno di umiliazione e di afflizione. A me sembra che questo esiga di vedere la “festa” non semplicemente come un tempo di allegrezza, ma come festa per la presenza del Signore nella vita della sua gente. Tale penso si debba ritenere ogni festa della nostra fede. Per questo, anche il tempo della fatica e della prova, o appunto il tempo della penitenza e dell’umiliazione, quando è in ogni modo tempo della presenza potente e dell’intervento salvifico di Dio.
Voglio infine fare con voi oggi una considerazione di carattere generale circa queste feste, che hanno ciascuna la sua nota particolare, e nello stesso tempo prevedono sacrifici e offerte sostanzialmente sempre uguali. Questo mi ha fatto pensare al significato ultimo che tutte le feste e tutte le offerte e tutti i sacrifici assumeranno nella pienezza del Signore Gesù. Perchè alla fine sarà sempre Lui il soggetto e il protagonista di ogni festa. Lui l’offerente e la vittima di ogni offerta e sacrificio. Lui al cuore della Pasqua come della Pentecoste. Lui principio e fine. Lui sacrificio della salvezza e luogo ed evento della potenza salvifica di Dio. Lui sorgente, guida e pastore della nostra vita di ogni giorno.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.