9Quando i nostri nemici sentirono che eravamo informati della cosa, Dio fece fallire il loro disegno e noi tutti tornammo alle mura, ognuno al suo lavoro.
10Da quel giorno la metà dei miei giovani lavorava e l’altra metà stava armata di lance, di scudi, di archi, di corazze; i preposti stavano dietro a tutta la casa di Giuda. 11Quelli che ricostruivano le mura e quelli che portavano o caricavano i pesi con una mano lavoravano e con l’altra tenevano la loro arma; 12tutti i costruttori, lavorando, portavano ciascuno la spada cinta ai fianchi. Il suonatore di corno stava accanto a me. 13Dissi allora ai notabili, ai magistrati e al resto del popolo: «L’opera è grande ed estesa e noi siamo sparsi sulle mura e distanti l’uno dall’altro. 14Dovunque udrete il suono del corno, raccoglietevi presso di noi; il nostro Dio combatterà per noi». 15Così continuavamo i lavori, mentre la metà di loro teneva impugnata la lancia, dal sorgere dell’alba allo spuntare delle stelle. 16Anche in quell’occasione dissi al popolo: «Ognuno con il suo aiutante passi la notte dentro Gerusalemme, così saranno per noi una guardia di notte e mano d’opera di giorno». 17Io, poi, i miei fratelli, i miei servi e gli uomini di guardia che mi seguivano non ci togliemmo mai le vesti; ognuno teneva l’arma a portata di mano.

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Se il popolo cura con attenzione la sua situazione, il disegno del Nemico fallisce e ognuno può tornare al suo lavoro sulle mura (ver.9). Tutto il testo di oggi è ricco di elementi simbolici di grande rilievo e di assoluta attualità. Del resto, sempre così è la Parola del Signore. In quello che in questi giorni stiamo ascoltando questo è particolarmente evidente e ci è di aiuto prezioso per la nostra vita.
Viene messo in evidenza un duplice volto dell’opera e della vita secondo la fede: il lavoro e il combattimento. Spero che ognuno di noi possa trovare quanto questo sia vero! La sola vigilanza armata sui svuoterebbe se non fosse per proteggere l’opera che si deve compiere. Ma l’opera sarebbe destinata a gravi pericoli e impedimenti se non fosse accompagnata e vigilata dalle armi del combattimento. Anche oggi ci dedicheremo con grande impegno all’opera del Signore come ci è stata assegnata, e in questo modo parteciperemo all’operosità del popolo del Signore attraverso la nostra umile attiva presenza. E tuttavia anche vigileremo nei confronti del nemico, per impedire che, mentre compiamo la nostra obbedienza, ci lasciamo aggredire e soggiogare da sentimenti, pensieri, parole e gesti di violenza e cattiveria, del tutto contrari all’opera che stiamo compiendo. E siccome questo “nemico” è molto vicino, addirittura dentro di noi, la “vigilanza armata” è assolutamente necessaria. Sembra di vedere che ci sia anche una certa assegnazione di questi due compiti ugualmente necessari: il ver.10 sembra distinguere tra una metà che lavora e una metà che vigila in armi. Il ver.11 afferma che in ogni modo ciascuno usa una mano per costruire e una mano è pronta a combattere. Secondo il ver.12 “ciascuno portava la spada cinta ai fianchi”.
E’ molto importante anche un altro elemento! Si parla, sempre al ver.12, di un “suonatore di corno”. Infatti è necessario che, al momento opportuno, tutti si possano riunire insieme. La grande opera di costruzione sparge le persone a distanza l’una dall’altra, perché ognuno è impegnato nel suo lavoro. Nell’ora del grande combattimento il suono della tromba riunirà tutti insieme: è un’immagine bellissima dell’assemblea liturgica, evento supremo della grande battaglia della fede per combattere e liberare tutti dal comune “nemico”. Allora “Dio combatterà per noi”! Ed è immagine di ogni occasione straordinaria nella quale è necessario che ci riuniamo insieme.
E’ impegno perenne: dal sorgere dell’alba allo spuntare delle stelle. E anche la notte è preziosa. Per questo è opportuno che anche chi forse abiterebbe fuori città “passi la notte dentro a Gerusalemme, così saranno di guardia di notte e mano d’opera di giorno”(vers.16). Neemia e i suoi uomini neppure si spogliano per riposare e tengono sempre “l’arma a portata di mano”(ver.17).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Durante la notte Neemia (con i suoi fratelli e i suoi uomini) dormiva vestito, con l’arma a portata di mano: nessun rimpianto per la corte di Persia, dove sicuramente egli era vissuto nella raffinatezza e nelle piacevoli comodità! – Se non era facile dormire tranquilli e rilassati, ancor peggio per l’opera di ricostruzione: davvero forte l’immagine di questi operatori che lavoravano con una mano sola perché con l’altra tenevano l’arma; tutti i costruttori operavano con l’arma cinta al fianco… Un grande affresco che rappresenta – anche per noi – lo stato di prontezza e di vigilanza. Ma il cuore di tutto è in quelle due affermazioni, una all’inizio (“Dio fece fallire il disegno” degli avversari,v.9), l’altra nelle parole di Neemia ai suoi: “Dio combatterà per noi”(v.14). Mi vengono in mente quelle parole che non so citare con precisione: “Quelli che combattono per noi, sono più di quelli che combattono contro di noi”: un esercito invisibile pronto a sostenere la nostra battaglia…