13 Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14 Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15 Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16 Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17 Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
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Rispetto alle memorie degli altri evangelisti, Matteo sottolinea fortemente l’intenzione profonda di Gesù riguardo al suo essere battezzato da Giovanni insieme ai peccatori. Tale intenzione è collegata strettamente alla consapevolezza che si tratta di un passaggio prezioso e necessario dell’opera di salvezza che Egli è venuto a portare e a compiere.
Per questo il nostro brano svela l’intenzione chiara di Gesù in questo suo recarsi dalla Galilea al Giordano dove Giovanni svolge la sua missione: “..per farsi battezzare da lui”(ver.13). E per questa volontà risoluta di Gesù nasce tra lui e Giovanni il dialogo che solo Matteo tra gli evangelisti riferisce ai vers.14-15. Nella prospettiva di Giovanni non ha senso che si faccia battezzare proprio la persona per la cui venuta tutti gli altri vengono alla sua predicazione e al battesimo di penitenza e conversione che egli amministra. E l’obiezione di Giovanni provoca la risposta di estrema importanza che Gesù dà a lui e a tutti noi: “Lascia fare per ora, perchè conviene che adempiamo ogni giustizia”. Mi sembra che quell’ “adempiamo ogni giustizia” abbia come soggetti Gesù e Giovanni, e nello stesso tempo coinvolga tutto e tutti quelli che fanno parte della grande storia della salvezza che ora giunge al suo passaggio culminante.
La “giustizia” di cui parla Gesù è tutta l’opera divina di salvezza che comprende tutta la creazione e tutta la storia del popolo di Dio, di cui Giovanni è l’ultima voce profetica di attesa e di preparazione. La giustizia divina non è infatti una norma fissa e una dottrina intellettuale e morale, ma è appunto una “storia” che Dio stesso conduce attraverso vicende e persone che rivelano il cammino progressivo della volontà divina di salvezza. Tutta la Scrittura è in questo senso memoria di questa “giustizia”, di questa azione divina che ora si compie. L’ultimo passo, quello che Gesù ora compie unendosi alla vicenda e al cammino dell’umanità peccatrice che viene condotta verso la salvezza, provocherà la rivelazione divina della sua realtà profonda di Figlio unigenito di Dio Padre, l’Amato di Dio, Colui nel quale si raccoglie e si adempie la volontà divina della salvezza di tutto il mondo.
Così, mentre Gesù si immerge radicalmente, e “visivamente”, nella condizione dell’umanità peccatrice, lo Spirito di Dio scende visivamente su di Lui, ricordando lo Spirito che aleggiava sulle acque della prima creazione (Genesi 1,2), profezia di questa nuova creazione di cui Egli la fonte, e ricordando – anche se la nota della TOB non è d’accordo – la colomba di Noè che trova la creazione emersa dalle acque del diluvio (Genesi 8,12), anch’essa figura profetica della nuova creazione. E “una voce dal cielo” che non può essere che la voce di Dio Padre proclama Gesù come il Figlio l’amato, in cui Dio pone tutto il suo compiacimento, cioè tutto il suo disegno di salvezza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
L’accostamento dei vv. 13 e 17 sottolineano in sintesi quello che è Gesù: viene al battesimo di Giovanni in mezzo agli altri uomini, tra le file dei peccatori, lui che è senza peccato, immerso tra il popolo e nella sua umanità. Poi si sente la voce del Padre dal cielo, che si sostituisce a quella di Giovanni, che afferma (con parole che ricordano il salmo 2) la figliolanza divina di Gesù.
I vv. 14 e 15 dicono lo stupore di Giovanni e il suo tentativo di impedire a Gesù di ricevere il suo battesimo di penitenza, come gli altri uomini. “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”. E insieme dicono anche l’umiltà di Gesù e la sua consapevolezza che COSI’ deve essere adempiuta ogni giustizia.
Il dialogo tra Gesù e Giovanni ricorda altri due passi: lo stupore di Elisabetta, al saluto di Maria: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”. E Pietro che pone resistenza quando il Signore vuole lavargli i piedi.
Giovanni sapeva di Gesù, e parlava di Lui alle folle che accorrevano al suo battesimo. Sapeva che Gesù era più grande di lui, e che avrebbe battezzato in Spirito Santo e fuoco. Ma evidentemente Giovanni non sapeva COME Gesù, il Messia, sarebbe venuto. Ciò che lo sorprende e lo stupisce è l’abbassamento di Gesù: e questo progressivo abbassamento di Dio, stupisce anche noi, quando consideriamo il suo prendere la carne d’uomo come noi, per abbassarsi oggi a livello dei peccatori bisognosi del battesimo, fino a prendere la forma di schiavo e lavare i piedi dei discepoli, fino a morire in croce come un malfattore. “COSI’ noi dobbiamo adempiere ogni giustizia”.
Questa è la misericordia di Dio che ci ha riconciliati a sé così in Cristo.
Perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie (Mt 8:17).
E in questo modo Gesù può parlare di un adempiere NOI (al plurale) ogni giustizia: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. Forse parla di sé e di Giovanni, forse di sé e del Padre, che hanno scelto questa strada dell’abbassamento e della misericordia, e forse parla di sé insieme a noi uomini, tutta l’umanità: per il suo farsi peccato, in noi uomini si può compiere, con Lui, ogni giustizia: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2Cor 5:21).
Gesù accetta questo modo di fare giustizia che il Padre ha voluto, e Dio Padre proclama il suo compiacimento nel Figlio amato. Dio compie quello che aveva chiesto ad Abramo e offre il Figlio per noi per cancellare i nostri peccati e farci suoi figli, in Lui.
Ci può essere una vicinanza con i testi iniziali di Matteo, dove c’è la memoria di tante generazioni (generò, …generò…): è una storia umana, che passa attraverso questa azione dell’uomo, e l’intervento di Dio potente e unico: “ma la nascita di Gesù avvenne così”. Anche il brano di oggi forse vuole essere una sottolineatura del fatto che la storia degli uomini e la storia di Dio si incontrano in Gesù e attraverso di Lui.
v. 15. “Allora Giovanni acconsentì”. Giovanni cede a Gesù, e questo libera completamente Gesù. E’ lui ora il protagonista. E adesso comincia il compimento della storia della salvezza in Gesù.