50 Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.51 Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, 52 i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. 53 Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. 54 Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”. 55 Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. 56 Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo.
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v. 50 “E Gesù, emesso un alto grido, spirò.” Gesù “lascia” il suo spirito. Come aveva detto: “Io do la mia vita per le mie pecore. Nessuno me la toglie, ma io la offro e poi la riprendo. Questo potere ho ricevuto dal Padre”. Nella sua condizione di estrema povertà e debolezza, sulla croce, Gesù “ha il potere” di dare la vita e poi di riprenderla di nuovo.
I vv. 51-53, propri di Matteo, ci riportano un segno di questa potenza di vita e di risurrezione che Gesù ha è che si manifesta già nel momento della sua morte: “molti corpi di santi morti risuscitarono”. Essi entrano in città “dopo la risurrezione di Gesù”: attendono anche loro tre giorni, ed entrano al seguito di Gesù. Perché Lui è il primogenito dei morti.
Viene aperta la nuova strada della vita, perché è lacerato anche il velo dell’atrio, dell’accesso al luogo santo di Dio.
C’è qui, sotto la croce, anche la fede dei pagani, che nel momento della morte di Gesù riconoscono in Lui, che pochi istanti prima avevano disprezzato e schernito, il Figlio di Dio. Colpisce che sia la Sua morte a spingere gli uomini a confessare la Sua divinità.
Tutti e 4 i vangeli ricordano questo grido finale di Gesù. Mt e Mc lo citano solo. Luca e Giovanni ne riportano anche le parole: in Luca, “Nelle tue mani o padre consegno il mio spirito!”; e in Giov “Tutto è compiuto!”. Tutto è molto unificato: “consegnare lo spirito” è perché Gesù da tutto al Padre, è l’obbedienza massima e perfetta alla volontà del Padre; e così in Giov può dire: Tutto è compiuto!”. Tutta la realtà, tutta l’umanità è portata al Padre.
I segni che si manifestano al momento della morte di Gesù, sono segni straordinari della potenza di Dio. È Lui che spezza le rocce, causa i terremoti, che apre i sepolcri e fa risorgere i corpi dei morti.
Nei v. precedenti abbiamo ascoltato il grido di Gesù: “Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato?”. E oggi sentiamo un altro grido, quando rese lo spirito. Forse si possono unire questi due gridi per riconoscere che quando si grida che Dio non c’è (“Perché mi hai abbandonato?”) è proprio li che Dio si fa presente. E in qualche modo i presenti colgono questo fatto, questa “presenza” di Dio è riconosciuta dai soldati che sono lì sotto la croce, e confessano proprio in quel momento Gesù come “Figlio di Dio”.
A me pare giusto e bello che il “taglio” del nostro brano ponga oggi all’inizio il ver.50 come “fonte” delle meraviglie che oggi Gesù ci annuncia. La Pasqua di Gesù è principio della nuova creazione e della nuova storia di cui la creazione e la storia di prima sono state preparazione e profezia. Tra gli Evangeli, insieme al più succinto parallelo di Marco 15,37-41, Matteo sembra volerci offrire tre “ikone” che dicono la novità profonda della storia inaugurata dal sacrificio d’amore di Gesù.
La prima immagine ci è regalata dai vers.51-53, e riguarda in modo profondo Israele, la sua gloriosa vicenda, e finalmente il compimento e la dilatazione della sua elezione sino ai confini della terra. La coincidenza tra il terremoto e l’infrangersi delle rocce e lo squarciarsi del velo del tempio mi sembra voglia dirci che il mistero di Dio ormai si apre, e quel “Santo dei Santi” nel quale entrava solo il Sommo Sacerdote una sola volta all’anno, ora che Gesù, con il suo sacrificio d’amore, è entrato alla presenza e nella gloria del Padre, l’accesso a Dio è per sempre e per tutti. E tale possibilità non è più solo per l’eletto Israele, ma per tutta la creazione e tutta la storia, qui simboleggiate da questo sisma universale. Ricordate anche la suggestiva “leggenda” della Verna che è così, come un grande ammasso di pietroni, perchè ha partecipato in modo diretto e privilegiato a quest’ora della Passione del Signore. I figli della Prima Alleanza, in alcuni di loro chiamati “santi” appunto perchè figli del Popolo di Dio, vengono coinvolti direttamente nella Pasqua di Gesù, a significare e glorificare tutta la grande profezia di Israele.
La seconda immagine, al ver.54, proclama in termini semplici e meravigliosamente luminosi, l’accesso di tutte le genti alla salvezza. E’ la Chiesa dei gentili, dei pagani, che nasce dalla Croce del Signore, riconoscendo, nel dono della fede, che lo sconvolgimento di cui sono testimoni non può non essere l’avvento e la rivelazione del mistero di Dio in Gesù: “Davvero costui era Figlio di Dio!”.
La terza immagine, ai vers.55-56, ci dona l’ikona semplice e meravigliosa della nuova umanità. Queste donne assumono un volto e una rilevanza che oggi esigerebbero un’attenzione del tutto privilegiata, mentre il tema della donna nella Chiesa viene posta come interrogativo pressante dello Spirito Santo alla comunità cristiana. In questa immagine non ci sono maschi. Non ci sono gli Apostoli. Le donne vengono descritte come solidale presenza accanto a Gesù, fino alla Croce dalla quale tutti gli altri sono scappati! Dalla Galilea alla Croce queste donne hanno servito Gesù! Il ver.56 le presenta come le madri degli Apostoli e dei discepoli. Quando si volesse cercare qualche perla preziosa sul mistero del femminile nella Chiesa questi versetti penso rivelerebbero molte luci preziose.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nessuno degli evangelisti – osserva un esegeta – dice che Gesù è morto. Dicono invece che “spirò”, verbo che prima dei Vangeli non veniva usato con questo significato. Gesù emette e comunica il suo Spirito come dono ultimo e definitivo per la nuova umanità. E lo fa non con un lamento, ma con un forte grido che, secondo Matteo, è grido di vittoria. Si sta realizzando quello che Lui stesso aveva annunciato: “IO ho vinto il mondo”. – Il terremoto e gli altri segni non dicono l’ira di Dio o lo spavento della natura, ma significano – come nell’Esodo – che Dio si manifesta, è qui, nella morte del Figlio, senza più veli che lo separino da noi. Speriamo di associarci al centurione nella professione di fede…