11 Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: “Sei tu il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Tu lo dici”. 12 E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. 13 Allora Pilato gli disse: “Non senti quante testimonianze portano contro di te?”. 14 Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito.

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I capi del popolo e i sommi sacerdoti portano Gesù al governatore, perché loro non possono condannare a morte nessuno. Ciò su cui peraltro Pilato interroga Gesù non è propriamente una accusa, ma una sola domanda: “Sei tu il Re dei Giudei?” E poi, mentre gli altri continuano ad accusarlo, Gesù non risponde nulla.
In Ap 12 viene rivelato chiaramente che l’ “accusatore” è il diavolo: colui che accusa giorno e notte i nostri fratelli, viene finalmente gettato giù dall’opera del Signore e salvatore, nella sua pasqua. E Pilato comprende che chi gli sta davanti per accusare Gesù, è accecato dall’invidia, e soggetto alla invidia dell’accusatore.
Il silenzio di Gesù davanti ai suoi accusatori ci ricorda che anche all’inizio, quando fu tentato nel deserto dal diavolo, Gesù non rispose parole sue, ma trovò la sua forza nella adesione decisa alla Parola di Dio e alla volontà di Suo Padre.
Gesù non risponde perché rifiuta di difendersi davanti a Pilato; come abbiamo visto che nel giardino del Getsemani rifiuta di salvarsi da solo, chiedendo al Padre il soccorso di eserciti di angeli; e come non accetterà di scendere dalla croce, quando gli uomini deridendolo gli diranno: Scendi ora dalla croce e salva te stesso!”.
Tutto questo deriva dalla grande decisione che Gesù ha preso nella sua preghiera nell’orto, quando ha accettato che la volontà di Dio e le Scritture si compiano.
In questo modo è incominciato il tempo che Gesù ha indicato, quando davanti al sommo sacerdote e alla folla radunata per accusarlo ha detto: “Da ora vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza di Dio”. “Da ora…”: questo tempo nuovo è cominciato, in cui le forze sono altre e il valore delle cose è diverso: tutto entra nel mistero di Dio.
Ricordiamo le parole che Paolo scrive a Timoteo sulla “bella testimonianza” resa da Gesù davanti a Pilato. La “bella testimonianza” è questo silenzio. Esso è pieno di parole, perché raccoglie tutte le Parole di Dio: sono solo le Scritture che rimangono, e che stanno per essere così adempiute.
“Sono esse che mi rendono testimonianza”: d’ora in poi solo la lettura di queste Scritture dà il senso dell’obbedienza di Gesù.
La domanda del governatore sul “re dei Giudei” ci fa tornare ai testi della istituzione della monarchia in Israele, e alle perplessità di Samuele, per il fatto che chiedendo un re gli israeliti non riconoscono più l’autorità e la guida del profeta, e soprattutto di Dio stesso, nei confronti del Suo popolo. E anche ci ricorda la promessa fatta da Dio a Davide, secondo la quale un suo discendente, sarà re giusto del suo popolo, per sempre.
Di fronte a Gesù, ci sono due personaggi importanti: Caifa e Pilato. Costoro non vengono citati con il loro nome: il sommo sacerdote si chiamava Giuseppe, soprannominato Caifa. Il nome del governatore romano era Ponzio, ma per tutti è “Pilato”. Potremmo dire che sono “spersonalizzati”: sono uomini di potere e la loro stessa personalità scompare sotto la funzione che svolgono. Ed è la funzione di decretare e infliggere morte. Gesù non trema di fronte alla potenza e prepotenza di queste autorità. Sceglie il silenzio (come è stato ben spiegato più su)…
Per due volte in Matteo viene sottolineato che Gesù non risponde nulla,neanche una parola.
La Tob segnala un passo di Isaia(53,7)che mi è sembrato molto legato alle parole di oggi.
‘Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.’
Nella lettera di Giacomo,al capitolo 3:
‘La sapienza che viene dall’alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti..’
Come ha commentato Mapanda davvero che ‘bella testimonianza’ rende Gesù.
Il breve colloquio tra il “governatore”( si può rendere anche con l’espressione “capo del governo”) e Gesù ci regala alcune annotazioni importanti circa il mistero di ogni persona, il valore di ogni relazione, e questo in contrasto con la superficialità banale e violenta dei giudizi umani.
Avvertiamo una nota fastidiosa di superficialità già nella prima domanda di Pilato a Gesù: “Sei tu il re dei giudei?”. Per quanto la regalità, la signorìa e ogni forma di potere possano essere di grande rilievo, sono ben lontane dal dirci la sostanza profonda di una persona e della sua vita. Anche in questi giorni avvertiamo una specie di nudità in un personaggio che a lungo si è identificato con il suo potere e che ora, dovendosene forse ritirare appare nella povertà della sua solitudine. Per questo suona particolarmente severa la risposta del Signore: “Tu lo dici”, che costringe l’interlocutore ad assumersi da solo la responsabilità di una sentenza inevitabilmente superficiale. Le persone si conoscono dalla loro vita. Dai loro pensieri e dai loro sentimenti. Non che non sia importante anche quello che una persona fa come suo compito o suo lavoro. Ma oggi noi rischiamo di ridurre il mistero della persona alla sua funzione!
L’altro passaggio molto interessante è quello del ver.12: le accuse dei capi dei sacerdoti e degli anziani. Quando la povertà di una cultura immiserisce anche i suoi riferimenti etici, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, tutto diventa un tribunale pazzo di accusa e di autodifesa. C’è un’ironica illusione di pace nel voler sempre a tutti i costi trovare e condannare il colpevole. Questa eterna diatriba tribunalizia agisce al contrario di quello che vorrebbe far credere, perchè in questo modo la persona viene al più presto liquidata.
D’altra parte, secondo il ver.13, Pilato non conosce altri criteri di conoscenza e di giudizio, e il nostro piccolo testo rimane come sospeso. Quale grande bene ci ha fatto dunque il Signore portandoci verso questo quotidiano appuntamento con l’ascolto della Parola. Quante volte devo chiedere perdono al Signore e alle persone per analisi, pensieri, giudizi…Che in me mancano dei due elementi essenziali dell’ascolto! L’ascolto della Parola di Dio innanzi tutto, che ogni giorno mi rivela chi io sono, chi è il mio fratello, chi è Dio, qual’è il mistero profondo presente nella realtà più piccola e nella vicenda apparentemente più insignificante….E quindi, a partire da questo , l’ascolto di ogni persona e di ogni evento con la consapevolezza che quello che penso di cogliere e di accogliere è solo frammento di quello che potrei e dovrei ascoltare e accogliere.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.