1 Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. 2 Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
3 Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, 4 dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». 5 Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. 6 I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». 7 Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. 8 Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. 9 Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, 10 e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.

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Tutte le volte che si tiene consiglio è bene ricordare il primo salmo del salterio, che fa tutt’uno con il secondo e descrive il consiglio degli empi, che congiurano contro il Signore e contro il suo Messia. Sembra che la nota caratteristica di questo tipo di consiglio sia quella di essere contro qualcuno. Totalmente diversa è l'”assemblea” dei giusti, descritta dal salmo 1, composta di uomini che si dilettano nel meditare giorno e notte la Parola di Dio, attività che impedisce loro di distrarsi per puntare il dito contro qualcuno.
Per quanto riguarda i vv. seguenti, che parlano del pentimento di Giuda e della restituzione delle monete ai capi dei sacerdoti e agli anziani, fa impressione la risposta di questi: «A noi che importa? Pensaci tu!». Mentre Dio salva, loro abbandonano il peccatore a se stesso. Viene da ricordare la lettera di Francesco d’Assisi ad un suo ministro: “Non esista al mondo alcun fratello, che, peccando quanto più può peccare, dopo aver visto il tuo volto, ne riparta senza la tua misericordia” (FF 235).
C’è peraltro un recupero finale, riguardante il “Campo del vasaio”: è singolare che tutto il dramma di Giuda diventi l’occasione per un posto per gli stranieri. Viene così data anche a Giuda una particina da giocare nella storia della salvezza: dove seppelliamo gli stranieri? Nasce il desiderio di essere anche noi sepolti in questo “Akeldamà”.
Dio ti benedica. E tu benedici noi. Vostri. Giovanni e F.
v. 2 “Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato”. La “consegna” di Gesù continua. Nel cap. precedente abbiamo visto Giuda andare dai sommi sacerdoti e dai capi per contrattare la consegna e il tradimento, e ora sono loro che vanno da Pilato a consegnarlo perché abbia effetto ciò che loro vanno tramando, e che Dio ha disposto.
I farisei già al cap 11 e 12 si erano radunati per complottare contro Gesù e farlo morire. E al cap. 28 li troveremo di nuovo “radunati” per mettere a tacere la notizia della tomba vuota: impressiona questa possibilità di radunarsi e accordarsi per complottare contro Gesù e contro Dio, per prendere decisioni di inganno e di morte.
La risposta terribile dei capi a Giuda: “Veditela tu!” ricorda la vicenda del figlio minore che lasciò la casa del padre, e quando, lontano, desiderava nutrirsi del cibo dei maiali, nessuno gli dava niente. La lontananza dalla misericordia di Dio si traduce nel non avere e non sperare misericordia: questo impedisce anche a Giuda, di non passare dal pentimento alla conversione. E forse anche qui un anticipo della moderna distinzione tra senso di colpa (che guardando solo a sé stessi, induce la disperazione) e senso del peccato (sempre vissuto davanti a Dio, e sempre capace di sperare nella Sua misericordia). Anche S. Benedetto ammonisce nella sua regola: “Non disperare mai della misericordia di Dio!”. È la fiduciosa supplica dei salmi, in particolare dei Sall. 50 e 129: della fede che viene dal profondo del peccato e si rivolge a Dio con fiducia.
Il confronto tra il brano di oggi e quello di ieri in cui ascoltavamo il rinnegamento di Pietro: Pietro piange dopo il rinnegamento, mentre Giuda è preso dalla disperazione. Cerca aiuto dai capi, ma non si rivolge a Gesù, né spera la sua misericordia e il suo perdono.
Pietro, che rinnegando Gesù diceva: “Non lo conosco!” mostra con il suo pianto che in realtà conosceva bene Gesù, perché le sue lacrime sono una supplica di perdono rivolta a chi sa essere pieno della misericordia di Dio.
v. 8 “quel campo fu denominato “Campo di sangue” fino al giorno d’ oggi”. Nel cap. della risurrezione leggeremo pure che la diceria del furto del corpo di Gesù “si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi”. Questo “fino ad oggi” richiama 2 Cor 3:14-16: “Ma le loro menti furono accecate; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, alla lettura dell’ Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto”.
Quel campo si chiama così non per sempre, ma “fino ad oggi”, perché ancora sono ciechi e non hanno capito bene ciò che è accaduto. “Fino ad oggi” il nome del campo è solo il ricordo di quella violenza, ma alla fine, “quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto”, e quel campo avrà un nome diverso, perché allora tutti comprenderanno che quel sangue è per la salvezza; e allora, il nome finale e vero di quel campo sarà “campo di salvezza”.
Di questo campo si dice che viene comprato per essere usato per “la sepoltura degli stranieri”. Anche questa affermazione contiene un mistero: noi tutti siamo “stranieri”, in quanto veniamo dalle genti pagane e non siamo per origine parte del popolo di Israele. Tutti noi siamo stranieri siamo sepolti in quel campo di sangue di salvezza, per potere risorgere con Cristo.
Colpisce la sollecitudine, lo zelo di chi deve infliggere morte: di buon mattino tengono consiglio… Gesù viene incatenato e affidato al braccio secolare, poiché è un pericoloso sovversivo. – Proprio a queste persone si rivolge, malauguratamente, Giuda: se si fosse rivolto al Signore della vita, avrebbe trovato immediatamente accoglienza e perdono. – Il campo acquistato con i trenta denari non può essere che un luogo di morte: un cimitero. E’ riservato agli stranieri, e questo ci ricorda che fino a pochi anni fa anche noi avevamo il cimitero per gli atei, quello per i protestanti, quello per gli ebrei…, che non si confondessero, tutti costoro, con quelli che avevano ricevuto cristiana sepoltura. Come è già stato osservato, tenendo conto che anche noi siamo “stranieri”, questo è anche il nostro campo, che diventa però il campo della salvezza.