57 Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. 58 Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.
59 I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; 60 ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, 61 che affermarono: “Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni””. 62 Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: “Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?”. 63 Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: “Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio”. 64 “Tu l’hai detto – gli rispose Gesù -; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo”. 65 Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: “Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; 66 che ve ne pare?”. E quelli risposero: “È reo di morte!”. 67 Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, 68 dicendo: “Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?”.
La Parola che oggi il Signore regala alla nostra preghiera e alla nostra vita mi sembra ci stia conducendo verso un problema-tema straordinario, che, come spesso è per le realtà più profonde e più determinanti, ama stare nascosto. L’accusa fondamentale contro il Signore, quella che lo condurrà alla sentenza di morte, è che Egli, essendo uomo, si fa Dio. Nella sua oggettività, e nella grande tradizione della fede dei padri ebrei, questo rimarrà. Consideriamo ad esempio l’accusa che Egli pretenda di ricostruire il tempio di Dio e di ricostruirlo in tre giorni. Questo è parte di quell’irrefrenabile tensione umana all’autodivinizzazione che accompagna la storia delle religioni. La stessa “magìa” altro non è che la ribellione dell’uomo davanti a Dio e il tentativo umano di impadronirsi di Lui.
Ma è proprio il grande dramma della profezia e della storia dei padri ebrei ad insinuare quello che forse è il vero “vulnus” che Gesù provoca nella religiosità dell’umanità. Il vero dramma non è infatti la volontà dell’uomo di divinizzarsi, ma la volontà di Dio che vuole umanizzarsi. Ovviamente tra mezz’ora sarò già pentito di aver scritto queste cose. Eppure resta che la punta critica delle parole di Gesù sta in quel suo proclamare: “Vedrete il figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo” (ver.64). Un omarino intronizzato come Dio e con Dio! Questa è tutta la potenza divina del Crocifisso.
La signorìa universale e finale non potrà essere che quella della Croce. In che cosa sta allora “la bestemmia” di Gesù? Nell’aver Egli aggredito il volto mondano della divinità. Una divinità secondo il mondo che fa di Dio l’enfasi, la giustificazione e l’aberrazione del mistero di Gesù. Solo Gesù è Dio pienamente rivelato. Solo Gesù ha la potenza di annunciare e comunicare la paternità universale di Dio. Qualche volta ci stupiamo per come il supremo comandamento dell’Amore abbia così scarsa rilevanza nella concreta esperienza cristiana. Ma è chiaro! Solo Gesù può veramente svelare che l’Amore è l’unica vera potenza di Dio.
I vers.67-68 sono più “nervosi” di quello che vogliono far credere. Lo scatenarsi irridente sul Povero non riesce a nascondere che quel povero fa tremare il cuore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni
P.S. Le mie ossa in restauro mi impediscono di essere questa sera alla Dozza per l’incontro con Vincenzo Balzani. Spero che tutti possiate avvertire l’importanza della ricerca e dell’esperienza scientifica di questo nostro fratello e padre. Io stesso non avrei potuto scrivere quello che qui sopra ho balbettato senza tutto quello che la scienza e l’esperienza di Vincenzo mi ha comunicato.
v. 58 “Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.” Pietro si ferma per vedere “la fine”. Cioè la “fine” umana di Gesù, che spingerà Pietro al rinnegamento; ma anche la fine che è il “compimento” pieno delle Scritture antiche; e “il fine” ultimo di tutte le cose: “Vedrete il Figlio dell’uomo nella gloria della Potenza!”. In tutto questo la “fine” è la perfezione della carità: “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13:1).
L’interrogatorio a Gesù ricorda quello a Nabot in 1 Re 21 e le accuse inique portate contro di lui dal re Acab, per carpirgli la vigna. Nabot viene ucciso perché vuole difendere la sua vigna, che è l’eredità dei suoi padri. Troviamo un segno profetico di Gesù anche in questa figura minore dell’A.T.
I capi hanno già deciso di uccidere Gesù e devono ora trovare solo delle false accuse per condannarlo a morte con un processo farsa. L’unica cosa che diventa occasione di accusa e di condanna è il rapporto di Gesù con Dio, che gli altri giudicano bestemmia e che invece è la verità. Gesù, che nel processo ha taciuto fino a quel momento, lì parla e cita le Scritture, il compimento della parola che il Padre ha posto su di Lui.
La testimonianza falsa dei due giudei (v. 61) è: “Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”. Colpisce questo “posso” attribuito impropriamente a Gesù. Ieri Gesù aveva detto a quel discepolo che aveva usato la spada: “Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?” (v.53). Gesù “può”, ma ha scelto di lasciare questa via, da quando ha rifiutato la tentazione iniziale di seguire una via di potenza. E anche sulla croce, gli altri lo disprezzeranno in questo modo, per spingerlo a scendere dalla croce. Ma Gesù non scende. Gesù ha accettato un modo alternativo di potenza e forza: quella che viene dalla offerta della sua vita, dalla sua adesione alla volontà di Dio.
v. 64 “Da ora vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio…”. Da ora? Perché Gesù dice “da ora?” Loro pensano di vedere nella passione e morte di Gesù la conferma che Lui non è il Figlio di Dio, né il Messia. Ma vedranno questa cosa: la gloria del Cristo che viene dalla sua offerta, e la sua forza che è di tipo assolutamente diverso: è la forza che gli deriva dall’essere seduto alla destra di Dio.