31 Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge.”
32 Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 33 Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». 34 Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». 35 Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.
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Vi scrvo due righe di commento di queste belle Parole di Gesù, mentre, seduto un po’ semidisteso, aspetto l’aggiustamento del femore che ho sfidato in un vertiginoso salto non accompagnato da sufficiente elsaticità. La nota sanitaria non è del tutto etranea, perchè è quasi inevitabile ad ogni coscienza cristiana, e anche alla mia presunzione, l’istintiva illusione di poter far compagnia al Signore, almeno per quegli alcuni passi del suo cammino che Egli si compiace di fare accanto a noi, regalandoci l’opportunità di una minuscola partecipazione alla fatica del Cireneo, che l’Oriente Cristiano ha annoverato tra i suoi Santi, per una partecipazione di fatica che istintivamente avrebbe forse evitato.
Ed ecco quindi il nostro Pietro, subito seguito da tutta la compagnìa, farsi avanti con il suo meraviglioso ingenuo coraggio, talvolta forse esposto anche ad un eccesso di confiidenza in se stesso, andare oltre l’avvertimento di Gesù circa il compiersi della dispersione del gregge prevista dalle Scritture. Dispersione che il Signore non carica di pesi morali (è presentata come un effetto inevitabile dell’abbattimento del Pastore!), ma accompagna con la prospettiva luminosa di un appuntamento in Galilea, dopo il suo passaggio dalla Croce alla luce serena del Risorto.
Mi dà quindi un’inevitabile sottile pena la sicurezza di Pietro (il quale tenta disperatamente di sfuggire alla sua povertà e debolezza, pensando di essere migliore dei suoi compagni) e quindi la severa mite risposta di Gesù. Del Signore mi piace anche ricordare come la desolazione di un abbandono da parte di tutti non sembra mai essere priva del profondo pensiero che il Padre non mancherà, anche quando la citazione del Salmo 21 (22) porterà alle sue labbra il grido dell’Abbandonato da Dio e quel “perchè” che resta lanciato e sospeso su quella Croce e su ogni evento di morte.
Ma questa mattina – forse sono i primi segni dell’anestesia della mente e del cuore – sono contento che il dialogo della Parola mi porti a cercare non un’ipotesi di fedeltà coraggiosa, ma un posto di riposo e di nascondimento tra le braccia di Gesù, al riparo di quel lumino di fede che Lui sa quanto sia fragile e fumigante.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo, Giovanni.
Quante volte anche io, insignificante fraticello, ho tradito Gesù nelle scelte quotidiane della vita. Tante volte i miei confratelli mi esasperano per le loro richieste e faccio fatica a vedere nei loro volti il volto del Signore. Tante volte penso a me stesso e non bado al Signore che per me ha dato la vita. Il mio rinnegare si fa sulle scelte quotidiane. Solo con te Gesù posso veramente crescere perché sei l’unica Guida (Mt 23,10).
don Michele
Alle due affermazioni di Gesù riguardo al fatto che sarà motivo di scandalo e che verrà rinnegato Pietro risponde negativamente ‘non mi scandalizzerò mai’, e ancora ‘non ti rinnegherò’.Sembra che neghi la verità delle parole di Gesù.
Pare quasi che Pietro sia già dentro quella deriva che lo porterà fra pochi versetti a dire ‘non conosco quell’uomo’.
Si può forse vedere già dal cattivo,o ribelle, ascolto della Parola il segno del rinnegamento, di una vita in cui testimoniamo di non conoscere quell’uomo, il Signore,il suo Vangelo.
Le buone intenzioni di Pietro forse vanno sostituite con una fedeltà più profonda e obbediente alla Parola? Pare il discorso si faccia più ampio ed esigente dei buoni propositi di Pietro e nostri(‘lo stesso dissero tutti i discepoli’).
Il brano di oggi mostra che Gesù ci conosce più intimamente di quanto noi stessi ci conosciamo; e conoscendoci ci ama. Infatti dando ai discepoli l’annuncio della loro dispersione nel momento in cui Gesù pastore sarà catturato e percosso, aggiunge che questo non sarà l’atto finale, saranno poi di nuovo insieme, e Lui li “precederà di nuovo in Galilea”: sarà con loro in modo definitivo e prefetto, per sempre.
Inoltre,verrebbe da dire che non fosse sua intenzione rivelare il rinnegamento di Pietro davanti a tutti gli altri: lo fa solo perché richiesto dalla reazione di Pietro, che ancora una volta mostra l’irruenza del suo amore per Gesù, che non misura la sua propria debolezza.
È molto forte il riferimento alla notte al v. 31, ripreso poi anche nella risposta a Pietro. È un avvertimento a non sottovalutare la potenza di questa notte. Senza l’armatura di Dio non possiamo nulla. Si dovrà aspettare il canto del gallo, il sorgere della luce.
Allo stesso modo, alla dispersione del gregge annunciata qui, segue la promessa della resurrezione e dell’essere di nuovo insieme. La dispersione è per la riunificazione: c’è un passaggio necessario attraverso questa notte.
Per tre volte troviamo nel brano di oggi la parola “tutti”. Siano “tutti” davanti a questo avvenimento della pasqua di Gesù. È finito il tempo del mio/tuo/suo: è iniziato il tempo della salvezza e della comunione di tutti in Gesù. “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia (tutti), in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù” (Rom 3:23-24).
Pietro rischia di rifiutarsi di entrare in questo tempo di obbedienza alle parole di Gesù e alle parole della Scrittura, opponendo il suo cuore e la sua volontà. Si dimostrerà debole, e sarà salvato dal Suo Signore che muore per Lui.
Come era necessario che Gesù lavasse i piedi dei suoi discepoli, e Pietro doveva accogliere questo gesto di Gesù, allo stesso modo oggi Gesù deve dire così, e i discepoli e Pietro devono accettare che sia così, come Gesù rivela a loro.
Ricordiamo le parole di Gamaliele in Atti 5: tanti sono venuti prima di Gesù, dicendo di sé di essere “qualcuno”, l’inviato di Dio, il Messia. Furono uccisi e i loro seguaci dispersi: così accadrà anche ai discepoli di Gesù. Non è questo infatti l’indicazione del suo essere Messia e Figlio di dio. La conferma è che Lui risorge! Dio conferma che Gesù è il Messia risuscitandolo da morte. Non è perché da soli possiamo conservare la fede, ma perché Gesù Risorto ci raccoglie di nuovo, e sempre, presso di sé.