36 Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli del cielo né il Figlio, ma solo il Padre. 37 Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39 e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40 Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. 42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

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La Parola che oggi riceviamo dalla bontà del Signore delinea le proprietà e le particolarità della vita di chi, come noi – e come Gesù! – non sa in quale giorno e a quale ora si compiranno i tempi di Dio. La prima immagine è quella che riceviamo dalla vicenda di Noè in Genesi 6-7, e sottolinea la condizione messa in evidenza da Noè che costruisce l’arca. E’ interessante che per dire di una vita ordinaria, al ver.38 la si descriva con la figura della mensa e delle nozze. Noi oggi non possiamo sfuggire alla forza di evocazione che questo dà al mistero della Cena e delle Nozze nella nostra fede. E’ come se la costruzione dell’arca, che avviene mentre tutti “non si accorsero di nulla”(ver.39) avesse a suo contrasto un’ordinarietà del mangiare e del bere, e del prendere moglie e marito. C’era qualcosa di diverso, questo è chiaro nel costruire quell’arca sulla nuda terra, ma in realtà non aveva apparenza tale che ci si accorgesse che si preparavano eventi importanti e sconvolgenti. Così si può dire della nostra Cena e delle nostre Nozze nella fede di Gesù. Mi chiedo se l’ingresso di Noè nell’arca non sia immagine della Pasqua del Signore e quindi del radicale capovolgimento di tutto. Ma anche qui bisogna dire che solo alla fine si vedrà da parte di tutti lo “sconvolgimento” di questo evento. Adesso, oggi, è in certo senso nascosto e apparentemente, per il mondo, non eccezionale.
E a questo mi pare si colleghi l’immagine dei vers.40-41: due uomini e due donne. Non appare diversità tra i due uomini nel campo, nè tra le due donne che macinano. Eppure uno sarà preso e l’altro lasciato! E’ affascinante questo intreccio tra ordinarietà e straordinarietà dell’evento cristiano nella storia: niente di eccezionale all’apparenza del mondo, ma sconvolgimento radicale nella realtà profonda. Credo importante trarne insegnamento. Siamo infatti chiamati a vivere la straordinarietà della fede cristiana nella tessitura di una vita del tutto comune a quella di tutti. L’ingresso definitivo e radicale di Dio nella storia dell’umanità con l’evento della Persona e dell’opera di Gesù, avverte l’inopportunità di manifestare questo con “liturgie” e “paramenti” straordinari, con eventi e atteggiamenti mondanamente stupefacenti. Siamo chiamati, perdonate il termine, ad un volto del tutto “laico” della fede.
Tutto questo è coronato dalla terza immagine: la vigilanza come atteggiamento profondo di veglia e di prontezza. Mi sembra molto importante questo passaggio! Apparentemente non succede niente! Ma questo carica ancor più di tensione la “veglia” del credente. Si vive esternamente “come se non” accadesse niente, ma interiormente si è del tutto convocati dall’evento atteso! Si è nello stesso campo o alla stessa macina, come dice l’immagine dei versetti precedenti, ma è tutto diverso! Quindi: il fatto che l’evento non abbia mondana visibilità e percezione, ancor più accentua la sua potenza e la sua radicalità. Come se dicessimo che spezziamo un pane per mangiarlo, come si fa in tuto il mondo, ma quello spezzare il pane adesso è tutto speciale. Ed è fonte di conseguenze immense nell’orizzonte del pensiero e dell’Amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
come si fa a stare tranquilli dopo aver letto i versetti 40 e41, certo “vegliamo” ma ..e quelli che “non si accorgono” … cosa sarà dei non credenti? e se la fede è un dono che colpa hanno se non credono?