34 Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35 e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36 «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37 Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38 Questo è il grande e primo comandamento. 39 Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
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La successione di sadducei e farisei nella polemica con Gesù, mostra come solo Lui possa dare il volto nuovo e definitivo al cuore, alla sostanza, della fede ebraica, così gravemente aggredita da devianze che sono tradizioni degli uomini, non fedeli alla vera grande tradizione spirituale di Israele. I sadducei hanno voluto creare una difficoltà a Gesù e al suo insegnamento contestando la dottrina della risurrezione e in tal modo ostacolando la comunione nuziale tra Dio e l’umanità, che Gesù è venuto ad annunciare e a donare. I farisei intervengono con una domanda relativa alla Legge, come avevano già fatto ai vers.15-22 con il problema delle tasse. Ma questa volta il loro tentativo di mettere in difficoltà Gesù, consentirà a Lui di annunciare in pienezza il mistero profondo della sua persona e del suo insegnamento. Mentre nei testi paralleli di Marco 12,28-34 e di Luca 10,25-28 gli interlocutori hanno anche una parte “positiva” in questo dialogo, nel nostro testo Gesù pare più solo e più esposto.
Ricordiamo che era consuetudine che i maestri di Israele stabilissero una certa “gerarchia” di importanza tra i precetti della Legge, un’attenzione che esprimeva la linea particolare di ogni insegnamento e di ogni maestro. Così Gesù, oggi ci consegna il grande cuore di tutto quello che Egli dice e opera tra noi. Il “grande e primo comandamento” Gesù lo trae dal primo comandamento scritto sulle tavole di Mosè come è ricordato in Deuteronomio 6,5. La grande “rivoluzione” di Gesù sta nell’accostamento assoluto ed essenziale, al comandamento dell’amore di Dio, commentato da Gesù stesso con le parole “questo è il grande e primo comandamento”, con il comandamento del prossimo affermato da Levitico 19,18. Se guardate quest’ultimo testo vi sorprenderà certamente la relatività di tale disposizione, pur importante, ma ancora molto limitata nella tradizione della fede dei padri ebrei. Perchè adesso questa centralità, che Gesù sottolinea fortemente al ver.39 con le parole “il secondo è simile a quello”, e cioè al primo comandamento? Perchè il Verbo si è fatto carne. Perchè il Figlio di Dio è venuto tra noi. Perchè il Figlio di Dio è Figlio dell’uomo! Perchè dunque questa “occupazione” della realtà umana da parte di Dio unisce in modo talmente assoluto l’amore di Dio e l’amore del prossimo, da portare Paolo ad affermare che tutta la legge “si ricapitola in questa parola: amerai il prossimo tuo come te stesso. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge è infatti la carità”(Romani 13,9-10).
Il ver.40 sigilla tutto questo con le parole: “Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. E’ molto interessante il verbo “dipendono”. Significa anche e primariamente “pendere”, ed evoca anche il verbo che dice l’essere appeso, e quindi la Croce di Gesù. E’ in qualche modo la “pasqua” della Legge antica: essa in certo modo muore e risorge in Gesù. Nessun comandamento viene di per sè abrogato, ma ogni comandamento diventa celebrazione dell’unico comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. E’ un criterio molto severo e insieme molto liberante. Molto importante anche oggi per rispondere ai grandi quesiti posti non solo dalle tragedie dell’umanità, ma anche dal suo progresso scientifico e tecnico.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Il secondo poi è simile a quello..”
Solo Matteo a proposito di questi due comandamenti si esprime così. Mi è piaciuto molto ritrovare la parola “simile”, quella che ha accompagnato e introdotto le tante parabole del Regno raccontate da Gesù. E mi è sembrato bello vedere in questo una sottolineatura di come le due grandi vie dell’amore possano spiegarsi a vicenda e intendersi l’una come “parabola” dell’altra. E insieme dire che ogni altra via, ogni altro comandamento (fino a tutta la Legge e i Profeti) non possono che essere segno e parabola dell’unico precetto dell’amore.
I farisei erano impegnati alla osservanza di più di seicento precetti! Due terzi erano negativi (“Non fare…”) e un terzo circa positivi. Il massimo comandamento si riteneva, per lo più, che fosse quello del sabato, l’unico che anche Dio avesse osservato nell’opera della creazione. E come lo ha trattato Gesù questo comandamento? Basta leggere i vangeli… Mi viene da pensare anche alla “nostra” teologia morale, almeno quella che si insegnava fino a pochi anni fa, con tutta la sua casistica, le specificazioni…, e le trasgressioni gravi, meno gravi, “veniali” e così via. Oggi siamo riportati a ciò che è essenziale, a quell’amore che – tra l’altro – non si può imporre a comando, ma che viene da “cuore, anima e mente”(v.37).
Matteo non presenta la svolta ‘positiva’ che invece è presente in Marco e in Luca: il cuore di chi interroga Gesù’ è malizioso e le parole dette sono per mettere a prova la sua coerenza di vita. In Sap 2 è simile l’operazione degli empi che vogliono sotoporre alla prova il Giusto.
I due comandamenti sono in realtà solo uno, a motivo della Incarnazione del Verbo. Dio è Amore che si dona, si è fatto ‘prossimo’ , facendosi carne e venendo ad abitare tra gli uomini ( cfr parabola del buon samaritano). Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio all’obbedienza della croce.
Ancora sullo sfondo della parabola iniziale ritorna il tema nuziale dello Sposo che dà alla Sposa la sua vita.(cfr Ef 5, 27)
Legge e Profeti trovano nel comando dell’amore il loro compimento perchè il loro compimento è Gesù. Notiamo anche che il verbo per ‘dipendere’ è in greco il verbo dell’essere appesi. E’ richiamato il mistero della croce, a cui è appeso il Salvatore del mondo, nel quale ‘ tutto è compiuto!’