1 I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. 2 Ma egli rispose loro: «Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia; 3 e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare laspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi? 4 Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona». Li lasciò e se ne andò.
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I cap.16-17 sono una forte concentrazione sulla persona di Gesù nei termini supremi del suo mistero e della sua opera pasquale. E quindi tutto questo è accompagnato dal rifiuto di quella parte di Israele identificata soprattutto con le sette dei farisei e dei sadducei. Queste, secondo vie diverse e in certo senso opposte tra loro, rifiutano Gesù che mette in crisi la loro “teologia” e la loro “morale”. Vi ricordo in modo molto affrettato e rozzo che i farisei hanno circondato – e soffocato! – la parola di Dio con tradizioni umane che dovrebbero garantire la rigorosa obbedienza a tutte le norme. I sadducei hanno fortemente mondanizzato il dato della fede e tendono a ridurre la rivelazione divina ad una prassi mondana senza riferimenti allo Spirito. Così, avversari tra loro, hanno molti motivi per essere solidali nel rifiutare Gresù, la sua persona e il suo insegnamento.
Abbiamo già incontrato la loro pretesa polemica in Matteo 12,38-42. Ora tutto si acutizza appunto perchè Gesù sempre più esplicitamente rivela il mistero e la potenza della sua persona e della sua opera. Per questo gli chiedono “un segno dal cielo”. Chiedono cioè una conferma divina, attraverso un segno, di quello che Gesù è e fa. Non un segno da parte sua, ma da parte di Dio stesso. Se avete custodito quello che dicevamo a proposito di Mt.12,38-42, potreste rileggerlo. Nella Parola che oggi il Signore ci regala c’è da parte di Gesù un’accusa di ipocrisia, accompagnata dall’argomento della capacità dei suoi interlocutori di cogliere i segni del cielo. Questo “cielo” non è quello che si riferisce al mistero di Dio e che loro hanno citato nella loro richiesta al ver.1. Tento di interpretare le parole di Gesù come fortemente allusive al motivo centrale dell’obiezione di farisei e sadducei. Gesù dice infatti che essi sono esperti nell’interpretare il rapporto tra il tempo e i colori del cielo. La sera quando il cielo rosseggia, il mattino quando il cielo è rosso cupo. Possiamo in qualche modo “trasferire” queste osservazioni “metereologiche” nel tema principale? Forse si può dire che Gesù sta loro mostrando come tutto è “segno” del cielo del firmamento: sia i tempi sia le diverse situazioni. Trasferito nel tema principale, sembra che Gesù voglia affermare che Egli riempie e trasforma tutta la realtà in modo che tutto è “segno” di Lui! Come dicevamo in altre occasioni e in altri linguaggi, tutto è “parabola” di Lui. Ed è la fede in Lui che illumina ogni realtà come “segno” di Lui! La fede infatti non è il frutto e il risultato dei segni, ma ne è la fonte! Se questi balbettamenti vi sembrano inutili e confusi lasciateli perdere senza scrupolo.
Per noi resta prezioso che la Pasqua di Gesù sia il “segno-non segno” supremo della sua Persona e del suo Vangelo per la salvezza e la vita nuova di tutta l’umanità. Ed è verso questa Pasqua che stiamo camminando lungo il Vangelo secondo Matteo
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 1 “I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo.” Fa meraviglia il fatto che venga chiesto un segno dal cielo subito dopo il grande segno di questa seconda distribuzione dei pochi pani e pesci alla numerosa folla. Ci sono anche i sadducei (che non credono alle realtà oltramondane) ed è strano che anche loro chiedano un segno ”dal cielo”. Ma il loro scopo non è tanto vedere un segno, quanto accusare Gesù, e per questo usano anche i mezzi che a loro non si confanno.
Più che leggere i segni del tempo atmosferico, Gesù suggerisce l’importanza di leggere i segni della storia. E il segno del cielo, e della storia è Lui stesso. In Giovanni 6 il segno è il “pane disceso dal cielo”. E la risposta a questo segno, cioè l’opera di Dio, è credere in colui che è stato mandato dal Padre.
Le parole di oggi non sono solo l’inizio del cap. 16, ma anche di una nuova sezione del vangelo di Matteo. Da queste parole in poi, Gesù comincia a parlare apertamente, almeno ai suoi discepoli, della sua passione, morte e risurrezione. Anche oggi, con il segno di Giona, comincia a suggerire questa cosa.
I “segni dei tempi” sono quelli che abbiamo già visto quando Giovanni Battista mandò discepoli a chiedergli se fosse davvero Lui, Gesù, il Messia. Sono i segni delle molte guarigioni da Lui operate, che indicano l’avvento della liberazione di tutto il popolo. Nche l’altro ieri abbiamo sentito e visto le folle portare a Gesù molti malati, e Gesù guariva tutti, avendo compassione di tutti.
Il tempo di cui parla Gesù è il tempo in cui il seme è nella terra e il lievito è nascosto nella farina. E perciò il grande e unico segno, il segno di Giona, sarà il compimento di questo: il segno sarà che il Figlio dell’uomo starà nel seno della terra, come il seme che è già stato seminato e porterà il suo frutto buono!
Domandano a Gesù un segno dal cielo, e Gesù non rifiuta. E dice loro: guardate l’aspetto del cielo e conoscete che tempo farà, ma non siete capaci di “intendere” il segno dei tempi. Se avessero avuto un rapporto sincero con le Scritture, avrebbero saputo riconoscere da esse il segno dei tempi compiuti in Gesù. Negli Atti (18:23.28) troviamo questa presentazione di Apollo, un discepolo, che attraverso le Scritture conosce e fa conoscere Gesù: “Arrivò a Efeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture… confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.”
v. 4 “Una generazione perversa e adultera cerca un segno…”: generazione “adultera”, perché non ha con Dio un rapporto sincero e nuziale. Invece Gesù rimane in questo rapporto nuziale, e dà questo “segno di Giona” che è la sua Pasqua.
Anche noi desideriamo vedere i segni, magari i segni degli “ultimi tempi”. Gesù ci insegnerà a non lasciarci ingannare da chi portano annunci non veri sulla data del Suo ritorno, ma a rimanere fedeli al suo insegnamento, attendendolo nella nostra opera ordinaria e quotidiana con pazienza e perseveranza nella fede.
Per riconoscere il segno di Gesù è importante ricevere da Lui stesso occhi nuovi, come quando li dona ai suoi discepoli, dopo il colloquio con la donna samaritana, dicendo loro dei molti che stanno accorrendo a Lui: “Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura.” (Giov 4: 35). Infatti con la sua venuta nel mondo “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino” (Mc 1:15) “convertitevi e credete al vangelo”.