35 In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: “Passiamo all’altra riva”. 36 E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. 37 Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. 38 Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che moriamo?”. 39 Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. 40 Poi disse loro: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”. 41 E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?”.
Post correlati
3 Commenti
Lascia un commento
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Le categorie
- Audio (1.009)
- Audio e Video (623)
- Dalla Chiesa e dal mondo (168)
- Giovanni scrive… (515)
- Giuseppe scrive… (2)
- Incontri e approfondimenti (446)
- La lectio quotidiana (4.669)
- Le nostre notizie (1.008)
- Letture domenicali e festività (842)
- Senza categoria (8)
- Video (149)
Telegram
Archivi
Gli ultimi articoli pubblicati
- Matteo 23,1-7
- Le Letture e i canti di domenica 1 ottobre 2023 – XXVI Domenica del T. O. (Anno A)
- Festa dei Ss. Arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele – 29 settembre 2023
- Matteo 22,41-46
- Matteo 22,34-40
- Matteo 22,23-33
- Omelia di d. Giuseppe Scimè – XXV Domenica del tempo ordinario (Anno A) – 24 settembre 2023
- Matteo 22,15-22
- Matteo 22,11-14
- Omelia di d. Francesco Scimè – XXV Domenica del T. O. (Anno A) – 24 settembre 2023
Il nostro testo raccoglie in un unico giorno tutto il cap.4, iniziato appunto con il salire Gesù su una barca mentre la folla lo ascoltava sulla riva del lago. Ora, verso sera, egli dice ai discepoli:”Passiamo all’altra riva”. Accanto al fatto reale vengono in mente anche ipotesi “simboliche”; tanto più che si vedrà in seguito che l’ “altra riva” è terra pagana. E quindi tutto l’episodio suggerisce una vicenda che si pone come paradigma della fede, più che come semplice racconto di un miracolo. In ogni modo è certo che quello che oggi ascoltiamo è di capitale importanza proprio per cogliere qualcosa del mistero della fede!
Sono singolari anche le due affermazioni, proprie del solo Marco tra gli evangelisti, del ver.36. Sono i discepoli ad accogliere Gesù sulla barca, e lo accolgono “così com’era”. Che cosa vuol dire tale precisazione? Forse, che la fede impone anche un’obbedienza al “modo” e alle caratteristiche con le quali si entra in contatto con il Signore della fede. E’ strana anche l’osservazione che “c’erano anche altre barche con lui”; ho in mente due testi di Giovanni: il primo, in Gv.6,23, parla di “altre barche giunte da Tiberiade” giunte al luogo del miracolo dei pani; il secondo, in Gv.10,16, Gesù dice “ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche quelle io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore”.
E’ impressionante il contrasto che ai vers.37-38 caratterizza la drammaticità della tempesta notturna e l’atteggiamento di Gesù che “se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva”. Anche il Dio della Prima Alleanza molte volte dorme e deve essere risvegliato. E la provocazione è il timore dei discepoli che il Signore non si occupi-preoccupi dei suoi. Ci si aspetta che Dio sia sempre pronto a venire incontro alle nostre vicende difficili e alla nostra debolezza.
Gesù opera il miracolo con potenza. Egli è veramente Dio! Il “timore” del ver.41, mi sembra non una “paura”, ma il “timore di Dio” e cioè la percezione che Dio è veramente tra noi. Ma il passaggio culminante di tutto l’episodio è la domanda-rimprovero di Gesù:”Perchè siete così paurosi? Non avete ancora fede?” Avrebbero dovuto i discepoli semplicemente fidarsi che nulla sarebbe accaduto, anche se Gesù dormiva sul cuscino? Avrebbero dovuto respingere da sè quella paura che Egli ora rimprovera loro? Avrebbero dovuto loro fare qualcosa da soli? Tutte le domande restano aperte. Mi sembra che l’insegnamento più fondo stia nel fatto che la fede deve portare ad un atteggiamento di responsabilità e di quiete. Ad un nuovo modo di essere. Che non è temerarietà nè superbia, Ma è semplice e forte abbandono al Signore e certezza che Egli non abbandona i suoi. E’ la fede espressa da un nuovo modo di essere, che non esige come condizione assoluta la presenza e l’intervento puntuale di Dio, ma accetta tutto “etsi Deus non daretur”, “come se Dio non ci fosse”. E’ la fede profonda e composta di chi vive semplicemente e radicalmente alla sua presenza, con pace.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Quanto alle “altre barche”, si ipotizza che, in uno stadio anteriore della tradizione trasmessa qui da Marco, potrebbero aver avuto una parte nel racconto, forse dovevano fungere da testimoni del miracolo. – “Maestro, non ti importa nulla che moriamo?”: è un rimprovero che i discepoli rivolgono a Gesù…, come facciamo anche noi quando Dio ci sembra assente, lontano. E’il dramma del “silenzio di Dio”, in tanti momenti della storia, personale o generale. Il racconto odierno però ci dice che possiamo incontrarlo e contare su di Lui, possiamo vivere con fiducioso abbandono. Infatti, Gesù “sgrida” il vento e dà ordini al mare: blocca gli elementi ostili della natura e impone la sua autorità! Si fa una grande calma, e questa è un segno della vittoria di Dio (così nei Salmi e in altri passi dell’A.T.).
Tu stendi il cielo come una tenda,
costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento;
fai dei venti i tuoi messaggeri.
Salmo 103