20 Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. 21 Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
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Oggi la parola del Signore sembra voler mettere a confronto e a contrasto la grande famiglia che Dio convoca per nutrirla, e la stretta famiglia legata da vincoli parentali. Si tratta di un punto di estrema delicatezza della rivelazione cristiana. Il primo elemento che dobbiamo evidenziare è quello della libertà. La folla che si raduna nella casa dove Gesù è entrato lo cerca. Non è costretta da nessuno. Non si muove per obbligo, ma per desiderio. Ciò che unisce, se si può dir così, questa “famiglia”, è il sentimento comune e la “fame” del dono che viene dalla persona, dalla parola e dall’opera del Signore. E’ quindi significativo che questo grande convenire tolga al gruppo dei discepoli persino la possibilità di mangiare: tale è la fame di quelli che affollano la casa.
Chi sono invece questi “suoi” che vogliono afferrarlo? Si può pensare a “parenti”, come verremo a sapere successivamente, ai vers.31-32. Ma si può trattare anche dei vincoli che naturalmente si creano tra coloro che frequentano ambienti, discorsi e abitudini simili. E’ un certo modo di intendere anche le “tradizioni”, che possono diventare qualcosa di ripetitivo, che non ha niente di nuovo ormai da dire e da proporre. Come tale, tende ad imporsi come una frequentazione obbligata, un precetto da osservare, più che un avvenimento desiderabile e quindi sempre nuovo.
Non stupisce quindi che, per cercare di “prenderlo”, questi “suoi” escano: Lui infatti è “fuori”! Bisogna riportarlo dentro, all’ordine, a quello che – si dice – è sempre stato. Non sembra loro “nuovo”, ma, se mai, pazzo. E il pazzo non è solo così! Il “pazzo” può essere fonte e causa di “pazzie” collettive. E’ pericoloso. Deve essere eliminato. Ascoltiamo con attenzione il testo di Marco 14,43-52 e chiediamoci con prudenza quale sia, di fronte a tutto questo, l’animo di Giuda che lo tradisce. Forse si colloca in mezzo, tra la sete e il desiderio che lo hanno portato dietro al Signore e lo sgomento per un orizzonte e una prospettiva che sembrano sconvolgenti, pazzi, e che quindi bisogna fermare. Nel tradimento non c’è solo l’avidità del compenso, ma forse soprattutto la resa e la ribellione davanti a prospettive e ad eventi troppo “fuori”.
Se hanno qualche senso questi balbettamenti, ci possiamo domandare – e io mi voglio domandare – se siamo tra la folla che ha fame e sete di Lui, o se siamo tentati di “prendere”, di contenere, di regolare, di normalizzare…di ricondurre al buon senso e al senno la follia di Dio che si è raccoglie e si rivela pienamente nella persona del piccolo Gesù di Nazaret.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
lectio 2008:
http://lectioquotidiana.blogspot.com/2008/06/mc-320-21.html
Secondo i versetti di ieri Gesù “fà” i suoi discepoli perché stiano con lui: essere con lui, stare con lui è il primo obiettivo. Invece, “i suoi” del testo odierno “escono”, si tirano fuori dalla cerchia di Gesù: così viene indicato il loro contrasto con il Signore. Essi sono convinti addirittura che Gesù sia lui ad essere “fuori”: fuori di testa, come diremmo noi oggi. – E noi stessi, come ci collochiamo in questo entrare o uscire, star dentro o star fuori, convinti come siamo di essere anche noi i “suoi”, ma quelli che si trovano dalla parte giusta? – Don Giovanni ha dato diversi spunti di riflessione.