1 E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. 2 Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 3 I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. 4 Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». 5 Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
Seleziona Pagina
Quel “Tu lo dici” del ver.2 sono le ultime parole che Gesù dice. Ci sarà solo ormai la citazione del Salmo 21(22),2 rivolta al Padre e il grido prima di morire. Questo mi pare voglia sottolineare il suo rifiuto di entrare con Pilato in un tema di potere mondano che gli è completamente estraneo. Quindi io interpreto l’ambiguità delle parole – tu lo dici – non come un’ipotesi, ma come un rifiuto. Può darsi che la vicenda di Gesù abbia una grande ricaduta sulle strutture del potere mondano, ma Gesù sembra volersene assolutamente distinguere. Questo confermerebbe che quello che Gesù voleva dire di sé, lo aveva già affermato davanti al sommo sacerdote nell’interrogatorio avvento nella notte (Marco 14,53-64).
Per questo, anche le molte accuse di cui dice il ver.3 sono evidentemente prive di interesse per il governatore. E Pilato sembra disinteressato anche della sorte di Gesù. Tuttavia quel silenzio lo stupisce. Mi chiedo se qui non ci sia un insegnamento da trarre: quando il cristiano deve parlare e quando deve tacere? Forse deve tacere quando il suo rapporto con il mistero di Dio, e quindi con la persona e l’insegnamento di Gesù , può provocare conseguenze e confusione con la competizione dei poteri mondani. Quando la fede di Gesù può essere letta come rivendicazione politica in ordine al potere, come se si potesse dedurre che siccome io ho la verità, ho anche diritto o magari addirittura il dovere di affermarmi nei poteri mondani, allora bisogna tacere. Ma tutto è molto delicato, e quindi conviene pensare alle raccomandazioni del Signore che abbiamo incontrate in Marco 13,9-11.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Gli scrittori dei Vangeli sono degli artisti. Marco si distingue per la sobrietà, la sinteticità del suo racconto: con pochi tratti ci rende grandi eventi, importanti messaggi teologici. Qui, al v.1, interrompe la sobrietà per elencare tutti coloro che misero in catene Gesù per consegnarlo a Pilato. E’ interessante notare come i “grandi” del potere religioso e politico, Caifa, Pilato, non sono ricordati con i loro veri nomi, ma con soprannomi: non hanno volto di persone, sono simulacri del potere. Il soprannome Pilato pare riferirsi alla crudeltà di questo governatore nell’amministrare la sua provincia. A lui Gesù risponde con quel “Tu lo dici”, che potrebbe sembrare una conferma, ma che don Giovanni ha spiegato come un rifiuto di collocarsi su quel piano… – Di fronte a lui Gesù mostra tutta la dignità dell’uomo vero in quel silenzio, che a noi (fatti di ben altra pasta) sembra quasi inspiegabile…