26 Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
27 Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:
Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse.
28 Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 29 Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». 30 Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». 31 Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
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In quel “dopo aver cantato l’inno”(ver.26) vedo un grande segno di speranza. In quella cena pasquale ebraica, è nata la Pasqua cristiana. Sarà possibile accostare sempre di più l’economia della preparazione e della profezia all’economia della pienezza e dell’adempimento in Gesù? Non due, ma un popolo solo! Per questo mi affascina e mi commuove che sia Gesù con i suoi a “cantare l’inno” – sono i Salmi 115-118 – previsto dalla liturgia ebraica, dopo la nascita e la celebrazione della liturgia cristiana. Perdonate la grossolanità del linguaggio.
Il versetto di Zaccaria 13,7 è parte di una profezia che annuncia la purificazione del popolo e della sua fede: come se tutto dovesse morire per risorgere nuovo. Forse per questo non viene concesso alla piccola prima comunità il pensiero di una “continuità”. Si scandalizzeranno della morte di Gesù, per risorgere con Lui. La Pasqua di morte e di risurrezione è il paradigma profondo della vita del credente. Questo rende significativa l’espressione del ver.28: ”Dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea”. In Galilea ha iniziato la sua predicazione e in Galilea ha incontrato i primi di loro. Ora viene il nuovo grande inizio che porterà il Vangelo sino ai confini della terra.
Ancora una volta, Pietro rappresenta e interpreta quell’intreccio tra risolutezza e fragilità che caratterizza la condizione del credente. Ma nel disegno di Dio l’inciampo e lo scandalo del peccato sono parte del cammino nel quale il discepolo celebra, nella sua necessaria permanente conversione, la Pasqua di morte e risurrezione del suo Signore. Non sarà così solo per Pietro: “Lo stesso dicevano tutti gli altri”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.