22 E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23 Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24 E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25 In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
26 Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

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La Parola che ieri abbiamo celebrato ci induce oggi a porci una domanda: come Dio reagisce al peccato dell’uomo? Come Dio risponde al tradimento dell’uomo? Con la suprema offerta di Sé! Balbetto qualche timido pensierino intorno al mistero di Dio, infinitamente grande, e davanti al quale percepisco ogni giorno di più l’impossibilità da parte mia di pretenderne la comprensione. Proviamo a segnalare qualche “titolo” che scaturisce da queste parole.
Il capovolgimento del sacrificio. Tutte le religioni prevedono l’offerta di sacrifici al loro dio. Israele stesso arriva a questa celebrazione della Pasqua di Gesù con una secolare strada di liturgie sacrificali, dai tempi del cammino nel deserto, allo splendore rigoroso della liturgia del tempio di Gerusalemme. Ora tutto questo cammino di preparazione si svela: non l’uomo offre a Dio, ma Dio offre se stesso per la salvezza dell’uomo. L’agnello della Pasqua ebraica era preparazione e profezia di questa offerta d’amore.
L’aver Dio assunto la carne dell’uomo nell’incarnazione del Verbo ora svela la pienezza del suo significato: “Prendete, questo è il mio corpo”(ver.22). La lunga meravigliosa esperienza spirituale di Israele incessantemente spinto dai profeti a purificare e a interiorizzare i suoi sacrifici a Dio, legando l’offerta delle vittime all’offerta dell’offerente, ora si svela nell’offerta che in Gesù Dio fa di Se stesso. Il pane spezzato celebra il sacrificio di Gesù e la sua morte sulla croce.
Il vino diventa il segno del sangue di Dio versato per la salvezza di tutti. L’antica Alleanza viene ora rinnovata con una nuova Alleanza che nessuno potrà spezzare perché non è collegata alla fedeltà del popolo, ma esprime tutta la fedeltà di Dio. Questo sangue è versato “per molti”: è un’espressione della lingua ebraica che significa “i molti”, “la moltitudine”, che in italiano e in tutte le lingue moderne si rende correttamente con l’espressione “i tutti”. Esprime la volontà divina della salvezza universale. L’antica liturgia pasquale del Popolo di Dio si dilata ora sino ai confini della terra.
Il ver.25 coglie e proclama nella liturgia pasquale il senso profondo e ultimo di tutta la storia dell’umanità. “Fare memoria”, cioè celebrare questa Cena, sarà nel tempo la possibilità perenne per tutta l’umanità di entrare nel supremo dono di Dio: l’offerta che il Figlio fa di Sé al Padre per la salvezza di tutti. E questo, secondo il ver.25, è il mistero profondo e la via nuova e vera della storia di ogni persona e dell’intera umanità: sarà vero e buono tutto quello che in qualche modo “celebrerà” l’evento supremo della salvezza e la pienezza dell’Amore.
Questa “Cena” diventa il “giudizio” e il principio morale di tutta la vita umana. Contro tutte le religioni dei poteri mondani, contro tutti gli “dèi” e contro tutti gli “idoli” che tengono schiava l’umanità, l’evento supremo dell’Amore di Dio si pone come criterio etico supremo e assoluto. Così si illumina pienamente l’insegnamento di Gesù che raccoglie nell’unico comandamento dell’Amore tutte le leggi e tutte le norme.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.