41 All’udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 42 Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. 43 Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, 44 e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. 45 Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.
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Lo sdegno dei dieci nei confronti di Giacomo e Giovanni, e la reazione di Gesù, mi sembrano confermare che l’attenzione privilegiata del Signore e il centro del suo insegnamento non si ferma tanto sul problema dell’eventuale “vanità, superbia” dei due che hanno chiesto i posti di privilegio nella gloria, quanto la duplice preoccupazione di sottolineare da una parte che ciò di cui ci si deve occupare e preoccupare non è la destinazione finale, ma la via concreta della storia che a quella destinazione conduce; e quindi, dall’altra, nelle parole che oggi riceviamo dalla bontà di Dio, l’affermazione categorica della diaconia di chi guida la comunità.
Al ver.41 Gesù supera lo sdegno dei dieci, accomunando tutti in un unico raccogliersi intorno a Lui per ascoltarlo. A questo punto l’inopportuna richiesta dei due resta solo l’occasione e lo spunto per quello che il Signore vuole con forza affermare. E lo fa con una contrapposizione assoluta alle regole delle signorie mondane. Marco si caratterizza rispetto ai testi paralleli di Matteo e Luca per un inciso ironico:”…quelli che sono ritenuti capi delle nazioni…”(ver.42); forse per dire che in realtà è un “Altro” a guidare i popoli? I verbi che dicono il dominio e il potere mondano sono verbi enfatici, che sottolineano lo stra-potere e la sua forza oppressiva.
“Fra voi però non è così”! La contrapposizione è radicale. Ma, notate bene: non perchè la gerarchia ecclesiale ha un suo diritto-dovere di esercitare uno “stra-potere” che abbia nell’autorità-autorevolezza assoluta dello stesso Dio la sua giustificazione teologica, ma, se mai, per il motivo opposto! E cioè per quello che è il paradigma dell’autorità-autorevolezza divina svelato e compiuto nella Persona e nella Pasqua di Gesù Cristo: il ver.45 è la base teologica e la fonte etica dei vers.43-44. La potenza divina di universale salvezza (è qui occasione preziosa, dati i tempi che corrono, per ricordare che i “molti” riscattati dal sacrificio d’amore del Signore sono “le moltitudini”, secondo quello che scaturisce dal testo profetico di Isaia 53,10-12 che vi sarà utile riprendere) è quella che si è compiuta nell’immolazione della Vittima Innocente sulla Croce di Gesù.
E’ il suo sacrificio pasquale la fonte del volto profondo della guida ecclesiale. E anche qui mi permetto un’osservazione che ognuno di voi farà bene a filtrare con cura e con molti dubbi nei miei confronti, e cioè che questa fisionomia della responsabilità del potere nella comunità cristiana è talmente coinvolgente, da doversi riferire ben al di là della gerarchia strettamente intesa. E’ la via maestra e rigorosamente obbligante per chiunque voglia “essere grande…o….essere il primo”, e quindi in una molteplicità di eventi e situazioni, e intenda assumersi ogni tipo di responsabilità: non solo i vescovi, dunque, e non solo i preti (!!), ma anche le mamme, le maestre, i direttori d’azienda, i primari d’ospedale (ma anche la capo sala e l’infermiera), e anche il capo squadriglia tra gli scouts, e la capo cuoca nei turni di Sovere…
E’ importante ricordare che questo insegnamento di Gesù non è dato in un momento qualsiasi, ma siamo nel pieno del suo viaggio pasquale verso Gerusalemme, e segue la grande istruzione dei vv. 33 e 34 su cosa succederà a Gerusalemme.
Le parole ” Fra voi non è così” sono come una spada che divide. Vi è una soluzione radicale di continuità, senza alcuna anche solo parziale contiguità, tra quanto il Signore dice a riguardo di quelli che si credono di guidare le nazioni e i loro grandi, e la novità che Lui è venuto a portare.
“Fra voi non è così” indica una realtà già presente. Infatti ciò fondamentalmente non dipende dai discepoli, ma da Lui che non è venuto a essere servito, ma a servire e dare la sua vita in riscatto per molti. Allo stesso tempo queste parole indicano la via data ai discepoli e a tutti noi: “Chi vuole…sarà…”. Il fatto che dice “Chi vuole” riporta a 8,34: “Se qualcuno vuole venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Si potrebbe quasi pensare a una coincidenza tra la via del discepolato tracciata da 8:34 e quella definita oggi dai vv 43 e 44. E in effetti unico è il termine: la Pasqua del Signore anche oggi indicata dalle ultime parole del testo come pienezza del suo essere venuto a servire; pienezza che diventa per sua grazia anche la prospettiva per la vita dei suoi discepoli.
Le parole sulle quali avevo soffermato la mia attenzione sono state già sottolineate nei precedenti commenti: “Ma tra voi non è così!”. Esame di coscienza per tutti noi: è così o non è così? – L’altra frase preziosa la vedo in quella aggiunta finale, dove si dice che il Signore è venuto a servire “e a dare la vita”: ecco il vertice della sua diaconia, perché noi viviamo.
Il v.43 “Fra voi però non è così” mi fa pensare alla nostra vita cristiana, uguale a quella di tutti, incarnata nella storia, e nello stesso tempo così diversa. Mi viene in mente la lettera a Diogneto
“I Cristiani infatti non si distinguono dagli altri uomini nè per patria, nè per lingua, nè per nazionalità…. Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Dimorano sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Vivono secondo le leggi stabilite, ma con la loro condotta morale avanzano le leggi. Amano tutti e da tutti sono perseguitati. Li si condanna e non li si conosce; son uccisi ed è per essi come se si dia loro la vita. Son poveri e fanno ricchi gli altri, son privi di tutto ed hanno a sufficienza d’ogni cosa. Vengono disprezzati e gli spregi si trasformano loro in gloria; s’impreca contro di essi e pur si è costretti a render loro giustizia. Vengono ingiuriati e benedicono, s’insolentisce contro di loro e ricambiano con parole gentili. Mentre fanno del bene son puniti come malfattori, castigati gioiscono come se li si introduca nella vera vita.”