18 Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». 19 Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
20 Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. 21 Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». 22 Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Da molto tempo mi chiedo se la narrazione di questi due miracoli di Gesù, così intrecciati tra loro, non voglia dirci qualcosa sul mistero e sul dono del femminile, nel suo rapporto nuziale con il Signore. Nella versione di Matteo la figlia del capo è già morta. E la donna che ha perdite di sangue è profondamente certa che toccare il lembo del mantello di Gesù sarà la sua salvezza. Allo stesso modo anche il padre della bambina dichiara con fermezza che ella vivrà per l’imposizione della mano da parte del Signore. Tutto questo mi porta ai versetti precedenti e alla figura del Cristo Sposo (vers.14-15) e alla sua festa nuziale. Le due donne, forse, rappresentano il mistero della comunione nuziale che il Figlio di Dio stabilisce con la nuova umanità salvata dal male e dalla morte.
Gesù accoglie la richiesta di quel padre (ver.19) e il gesto di fede della donna: “Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata? (ver.22). “E da quell’istante la donna fu salvata?. Si può veramente celebrare la festa nuziale del Signore! Per la bambina la via della salvezza è la preghiera di suo padre per lei. Per la donna è la sua stessa fede e il suo gesto di fede.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.