1 Non giudicate, per non essere giudicati; 2 perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. 3 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 4 O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave?
5 Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
6 Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Matteo 7,1-6

Il cap.7 sembra voler trarre alcune conclusioni e dare un’immagine della “vita nuova” che nasce dalle beatitudini e dal volto che vengono ad assumere i grandi pilastri della fede ebraico-cristiana: l’elemosina, la preghiera e il digiuno.
Ci troviamo così, ai vers.1-5, davanti ad una sconvolgente prospettiva circa il “giudizio”! L’affermazione è assolutamente netta: “Non giudicate”! E la ragione che di questo precetto viene data è altrettanto forte: “per non essere giudicati”! Qui evidentemente i termini “giudizio, giudicare”
indicano il giudizio che porta o ad un’assoluzione o ad una condanna. E dunque bisogna essere consapevoli che saremo in tal modo tutti esposti allo stesso giudizio! Perché tutti siamo peccatori! La grande alternativa cristiana, anche se non esplicitamente nominata, è chiara. Non può essere che la misericordia! Quella misericordia della quale ognuno ha assolutamente bisogno!
Qui non c’è neppure lo spazio per citare quella forma di “giudizio” che possiamo chiamare “salvifico”, cioè un giudizio che non condanna, ma che aiuta il peccatore a intraprendere una via di conversione. E interviene l’immagine quasi grottesca della pagliuzza e della trave, per dire come è bene che ognuno si occupi della sua situazione più che pensare di intervenire nel problema del fratello! Sembra prospettarsi allora la necessità di non intervenire neanche per offrire aiuto. O meglio, forse il maggior aiuto che posso dare al fratello è quello di provare a togliere la trave che c’è nel mio occhio. E la trave nel mio occhio è severamente confrontata con la pagliuzza che è nell’occhio del mio fratello! E c’è anche oggi quel “prima” che ieri abbiamo incontrato in quell’ “anzitutto” della ricerca del regno e della sua giustizia, che non è tanto un “prima”
temporale, ma è per evidenziare un rilievo e un’importanza.
In tutto questo, è notevole l’affermazione del ver.6 che mette in guardia circa la assoluta delicatezza del precetto di misericordia che oggi riceviamo. Non dobbiamo stupirci che susciti scandalo e riprovazione: fino al punto di chiedere di non comunicarlo a chi non potesse accoglierlo e potesse invece denigrarlo, contestarlo ed escluderlo. Tale mi sembra la severa immagine dei cani e dei porci.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.