1 Non giudicate, per non essere giudicati; 2 perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. 3 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 4 O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? 5 Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
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Mi sembra che l’elemento sostanziale dell’insegnamento che oggi riceviamo dal Signore sia un invito molto profondo, e persino severo, a guardarci dalla pretesa di “risolvere” i problemi degli altri trascurando di provvedere prima di tutto ai “difetti” nostri.
Non mi sembra che il rimprovero del Signore sia rivolto a chi esprime un giudizio negativo sugli altri ignorando i problemi e i difetti nostri, quanto la pretesa di poter essere e fare per gli altri, mentre è evidente che il problema è prima di tutto nostro!
E’ la pretesa di poter fare per gli altri quello che non abbiamo considerato e fatto per noi!
“Ipocrita” (ver.5) ci dice il Signore, e qui c’è anche un’accusa di disonestà, e cioè la pretesa di affrontare e risolvere i problemi degli altri, “ignorando” i propri problemi o difetti!
Mi chiedo se Gesù voglia dirci che è assurdo pensare di “aiutare” un altro quando non sappiamo risolvere innanzi tutto i nostri problemi!
Qui la nota forte sta, al ver.4, nella pretesa di poter fare agli altri quello che non abbiamo saputo vedere e provvedere in noi stessi!
Avverto quindi, come implicitamente presente, l’invito ad un atteggiamento che sia innanzi tutto “solidale” con il problema del fratello, in quanto noi stessi abbiamo lo stesso problema!
E’ vero che in ogni modo il ver.5 chiede che ci occupiamo-preoccupiamo prima di tutto di risolvere il nostro problema!
Qui tale esigenza è enfatizzata dalla considerazione che non solo abbiamo lo stesso problema che pretendiamo di risolvere per il nostra fratello, ma che il nostro è “una trave”, rispetto alla “pagliuzza” che è nell’occhio del nostro fratello.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche oggi riceviamo una grande notizia: se non giudichiamo, se non condanniamo, neanche noi saremo giudicati e condannati! Come per il perdono: Dio ci perdona tutto, e anche noi dobbiamo e vogliamo perdonare; così, quel “giudizio divino”, che una volta ci faceva (un po’) paura, secondo le parole di Gesù non avrà luogo. – E la trave nell’occhio? “La trave nel proprio occhio – scrive J. Mateos – è la mancanza di amore con cui vengono giudicati gli altri, e che impedisce ogni visione oggettiva. Soltanto con amore si può prestare aiuto efficace…”