9 Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, 10 venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. 11 Dacci oggi il nostro pane quotidiano, 12 e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, 13 e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. 14 Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; 15 ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.
Matteo 6,9-15

l brano precedente si concludeva con l’affermazione che il Padre sa ciò di cui abbiamo bisogno!
L’insegnamento di oggi sulla preghiera non è dunque un’informazione, ma un evento di comunione!
Per questo, la preghiera che noi conosciamo come “il Padre nostro” e che oggi ci viene regalata è un grande invito del Signore alla nostra comunione profonda con il suo progetto e la sua volontà di salvezza universale.
Con questa preghiera noi celebriamo la nostra solidale comunione con il suo disegno di salvezza.
Una comunione che non è solo quella che esprimiamo e celebriamo nella preghiera, ma che ha la sua esigente conseguenza rivelata dai vers.14-15 del nostro brano!
Anche per noi bisogna ci sia preghiera che chiede la salvezza, perchè anche noi siamo “debitori” cioè poveri peccatori!
Il nostro “debito” viene da noi pagato con il perdono che riceviamo perdonando agli altri le loro colpe!
Percorriamo ora i versetti di questa divina preghiera!
Ecco dunque il suo inizio: “Padre nostro …”! Dio è nostro Padre! Non è un giudice, né un estraneo, né un diverso!
Nostro Padre è “nei cieli”! Vuol dire che il suo essere “Padre” è sopra a tutto e a tutti! Non c’è dunque realtà né potere più alto della sua universale paternità! Ad essa, nessuno e nulla sfugge!
Il che nei cieli funziona perfettamente, ma anche sulla terra, malgrado tutto, e malgrado tanti guai – per esempio la poca “paternità divina” praticata e manifestata dal nostro povero “ministro degli interni”! – anche sulla terra c’è un dono di paternità di Dio che alla fine sempre prevale, anche là dove sembrano dominare la solitudine e la violenza!
Per questo noi vogliamo dare gloria alla sua paternità e per questo diciamo: “Sia santificato il tuo nome”, cioè sia amato e onorato il tuo nome di Padre!
Per questo chiediamo che il suo regno e il compimento della sua volontà siano compiuti “come in cielo, così in terra”. Così i vers.9-10!
Al ver.11 gli chiediamo di darci “il nostro pane quotidiano”!
E’ “nostro”, perché per noi Lui lo dona per la nostra salvezza.
E’ molto importante questo “aggettivo” del pane (“pane quotidiano”!), che infatti vuol dire “per ogni giorno”, ma anche che è un pane “spirituale”, cioè un pane regalato dallo Spirito Santo e che dona lo Spirito Santo a chi lo riceve!
Ed è “quotidiano” come lo era quel “pane del cielo”, la “manna” che ogni giorno nutriva i nostri padri ebrei quando per quarant’anni hanno camminato nel deserto condotti da Dio verso la Terra Promessa”!
Ed ecco, ai vers.14-15, la misericordia necessaria perché ognuno abbia la forza di camminare nella speranza e nella pace per tutta la sua vita terrea, fino alla “Terra” del Paradiso!
Che meraviglia!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Padre nostro”: è bello che, quando preghiamo con queste parole, siamo vicini, siamo uniti ai fratelli tutti: è preghiera personale e insieme comunitaria! Gesù ci dice di rivolgerci al Padre: questo è Dio per noi, tanto da poterci rivolgere a lui con le parole dell’intimità, dell’affetto profondo: Abbà, papà… Non ci spaventa più il suo essere “nei cieli”, cioè la sua dimensione divina, poiché abbiamo saputo che la sua grandezza, la sua onnipotenza sono nella bontà e nella misericordia. – E’ ugualmente bello che nella prima richiesta ci preoccupiamo di lui: “Sia santificato il tuo nome”, sia riconosciuta la tua persona, che è come Gesù ce l’ha fatta conoscere. – La richiesta del “pane quotidiano” ci segnala un altro fatto straordinario: chiediamo a Dio il pane, ma sappiamo che esso è frutto del nostro lavoro, del nostro impegno. Lui sa come “combinare” insieme le due facce di questa realtà. Il nostro impegno, poi, non può prescindere dal perdono delle colpe altrui: siamo figli – secondo la mentalità ebraica del tempo – solo se rassomigliamo al Padre nel comportamento, e quindi solo se pratichiamo un amore simile al suo.