6 Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso, 7 gli si avvicinò una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre egli stava a tavola. 8 I discepoli, vedendo ciò, si sdegnarono e dissero: «Perché questo spreco? 9 Si poteva venderlo per molto denaro e darlo ai poveri!». 10 Ma Gesù se ne accorse e disse loro: «Perché infastidite questa donna? Ella ha compiuto un’azione buona verso di me. 11 I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me. 12 Versando questo profumo sul mio corpo, lei lo ha fatto in vista della mia sepoltura. 13 In verità io vi dico: dovunque sarà annunciato questo Vangelo, nel mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche ciò che ella ha fatto».
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La Parola che oggi riceviamo dalla bontà del Signore sembra quasi suggerire una “celebrazione”, una “liturgia”: Dico questo perché la liturgia non è un’evasione dalla concretezza della storia. Al contrario: ne è l’anima e la fonte! L’attributo della lingua italiana proposto con il termine “significativo” può essere importante per cogliere questo elemento: la liturgia è il prezioso “segno”; è appunto il segreto e la fonte di quello che si compie nella storia.
Il gesto della donna, la protesta dei discepoli, la risposta di Gesù: tutto sembra volerci comunicare il significato profondo delle parole e dei gesti!
Consideriamo il gesto della donna (ver.7): qual è il suo significato? La reazione dei discepoli (ver.8) lo ridurrebbe ad uno spreco, soprattutto in riferimento alla condizione dei poveri e al dovere di aiutarli. Ma Gesù reagisce in modo sorprendente, appunto svelando il significato profondo del gesto della donna: al ver.10 lo qualifica in ogni modo come “un’azione buona verso di me”; e al ver.12 ne svela il significato profondo: “Versando questo profumo sul mio corpo, lei lo ha fatto in vista della mia sepoltura”, dove quest’ultimo espressione potrebbe essere resa con “verso la mia sepoltura”, accentuando maggiormente il “segno” di quel gesto.
Resta l’affermazione delicata e impegnativa del ver.11: “I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”. Ormai da diversi anni mi lascio portare verso un’interpretazione che dovete considerare con molta prudenza: non mi sembra una parola “contro i poveri” e la rivendicazione di un privilegio dovuto al Figlio di Dio. Mi sembra invece un’affermazione importantissima proprio in riferimento ai poveri e al privilegio, al significato e alla responsabilità del rapporto con loro. L’importante è la relazione che Gesù afferma tra la sua persona e i poveri, cioè la relazione tra i poveri che “avete sempre con voi”, e Lui, Gesù, di cui dice “non sempre avete me”: Gesù è in senso pieno “il Povero”, Colui che per la salvezza nostra si fa povero fino alla morte, quindi fino al gesto della donna che celebra la sua sepoltura. Il “Povero” che è Gesù diventa il segno e la misura dei poveri e del nostro rapporto con lo che sono sempre con noi. E questo segno è dato dal gesto della donna, e dal grande “spreco” del suo gesto con quell’olio così prezioso!
Il rapporto con i poveri è dunque significato e rivelato dal segno che la donna ha celebrato nei confronti di Gesù! I poveri sono dunque “il segno” di Lui, e il nostro rapporto con i poveri è chiamato a celebrare la nostra relazione con Gesù! I poveri sono dunque il “segno” di Gesù nella nostra vita, nella quale loro sono sempre con noi. Il povero che ieri ha suonato alla nostra porta è segno di Gesù: e io, come l’ho accolto?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.