42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
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Come è affascinante questa immagine “assurda” del “ladro”! E come è altrettanto strana e preziosa l’immagine del “padrone di casa”! Noi, che siamo così esposti ad essere insoddisfatti di noi e della nostra vita! Così intenti troppo spesso a sciuparla! Eccoci invece oggi convocati e identificati con un geloso, appassionato e vigilantissimo padrone di casa!
E il Signore, così innamorato e così desideroso di noi, da farsi “ladro”, per scassinare la “casa” della nostra persona e della nostra vita! Lui, che noi rischiamo di pensare come un giudice severo e un padrone insoddisfatto e severo della nostra povera vita e della nostra misera persona! E quanto Lui sia invece desideroso di impadronirsi di noi! Oggi siamo costretti ad attribuirgli quello che magari più facilmente pensiamo del diavolo, che vuole diventare padrone e possessore di noi!
E anche la conclusione sarebbe assurda: noi che vigiliamo giorno e notte perché Lui, il Signore, non si impadronisca di noi! Ma tutto questo è meraviglioso! Sono parole che si pensano proprie di una persona innamorata che scherzando di identifica con un avido ladrone! Come ci vuole bene il Signore!
Ma non dimentichiamo lo scopo “serio” della Parola: quel “vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore verrà” (ver.42), che ci ricorda l’evento e il giorno imprevedibile della fine della vita terrena. E’ bello pensare così la morte: Lui che viene a “rubarci” a noi stessi. A impadronirsi di noi! A portarci via con Sé! La nostra povera persona come un ambìto bottino!
Una “sorella”, evidentemente un po’ sadica si accostava a Santa Teresa di Gesù Bambino ormai morente e le diceva: “il Signore, come un ladro, sta venendo a prenderti. Non hai paura?”. E Teresina le rispondeva: “No! Lo aspetto!”
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Colui che viene è “il Signore nostro” al v.42 e “il Figlio dell’uomo” al v.44: non c’è da aver paura di questo Signore che ci appartiene e al quale noi apparteniamo; è uomo come noi, campione in “umanità”. Anzi, sarà bello – come dice così bene Giovanni nel suo commento – essere “rubati”, presi da questo fratello e Signore… – In che consiste la nostra vigilanza? Anticipando la parabola di domani, si potrebbe dire che si tratta di “dare il cibo”, dare nutrimento e comunicare vita a chi ne ha bisogno, almeno per quel poco che possiamo fare attorno a noi.