35 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 36 Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli del cielo né il Figlio, ma solo il Padre.
37 Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39 e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40 Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
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C’è una interessante quasi-contraddizione tra i vers.35-36, che confermano il rilievo assoluto della potenza divina, e i versetti successivi del nostro brano che sottolineano il mistero di questa potenza e il rischio che la presenza divina non sia percepita dalla realtà mondana.
Questo ci conferma nel pensiero che la Parola che ci viene donata in questi giorni annuncia che in Gesù è ormai presente la fine di tutto, perché i tempi non potranno maturare un’ulteriorità di crescita e di progresso “dopo” di Lui: Egli è veramente la fine e il fine di tutta la creazione e di tutta la storia.
Ma la mondanità non è in grado di percepirlo. Solo il dono del Vangelo lo rivela e lo dona! Così allora il senso profondo della vicenda di Noè “nei giorni che precedettero il diluvio” (ver.38). Il mondo andava come il solito senza avvertire la straordinarietà della costruzione dell’arca “fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca”. Invece, in questo si manifestava il giudizio divino per la salvezza. “Mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito”, come sempre, senza avvertire che Noè e l’arca dicevano il giudizio divino, e “non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti” (vers.38-39).
La “venuta del Figlio dell’uomo” (ver.39) è per la salvezza di tutta l’umanità che di tale venuta è chiamata ad accorgersi. Noi siamo chiamati ad accorgerci del dono del Vangelo: il dono di Dio è la nostra responsabilità. Io non penso che sia il giudizio anche di chi non ha ricevuto il dono: per questo sento molto delicato il problema per me, che del tutto immeritatamente ho ricevuto con tanta abbondanza il dono del Signore, e non mi sono convertito!
Invece tale dono entra in tutto e trasforma tutto: anche il mangiare e il bere! Anche il prendere moglie e marito ! Tutto è meravigliosamente rinnovato e illuminato. Non si può più vivere come prima. Tutti desideriamo non essere “lasciati”, e tutti desideriamo “essere presi” da Lui!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Che si tratti della nostra fine individuale o di quella di tutta la vicenda umana, è rassicurante, tranquillizzante quella parola: “solo Dio lo sa”; solo il Padre sa quando saremo giunti al compimento del nostro cammino, e ci saremo avvicinati al modello, che è il Figlio dell’uomo… Se neppure un passero cade “a sua insaputa”, tanto più la nostra “caduta” è affidata alla sua cura, alla sua tenerezza. – I contemporanei di Noè “non si accorsero” di quanto stava accadendo; a noi è stato dato di accorgerci, essere consapevoli delle cose grandi che ci sono toccate.