15 Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele – chi legge, comprenda –, 16 allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, 17 chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, 18 e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. 19 In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! 20 Pregate che la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato. 21 Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. 22 E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati. 23 Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non credeteci; 24 perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti. 25 Ecco, io ve l’ho predetto.
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“Chi legge, comprenda”, dice l’autore, e sembra riferirsi con questo avvertimento al libro di Daniele. “L’abominio della desolazione” nel luogo santo dovrebbe riferirsi, quindi, alla grave profanazione avvenuta appunto nel tempio. L’abominio di cui si parla appare comunque come il segnale di una catastrofe spaventosa (così scrive J. Dupont). Di qui tutte le fughe che vengono descritte a indicarne la gravità, e la conclusione del v.21: “Vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà”. Ma il punto che mi risolleva è nei versetti successivi: Dio abbrevia quei giorni “grazie agli eletti”! Questo vuol dire che, nonostante tutto, Egli rimane padrone degli eventi e della nostra storia: continua ad amare questa “brutta” umanità e continua ad averne cura. Nei peggiori disastri, nell’alimentarsi della violenza e del male, il Signore è presente e incrementa la sua azione di bontà e di misericordia.