1 Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. 2 Egli disse loro: «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta». 3 Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Di’ a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo». 4 Gesù rispose loro: «Badate che nessuno vi inganni! 5 Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. 6 E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. 7 Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: 8 ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori.
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Entriamo oggi nell’annuncio evangelico della fine dei tempi, che viene chiamato “discorso escatologico”.
E’ un tema di assoluta importanza e anche di grande delicatezza, perché esposto a infraintendimenti e ad inganni!
Questo semplice gesto di Gesù al ver.1 è di grande rilievo! Si coglie il diverso atteggiamento del Signore e dei suoi discepoli davanti alla costruzione del nuovo tempio di Gerusalemme: all’ammirazione dei discepoli per questa costruzione (ver.1) Gesù, allontanandosi, reagisce, al ver.2, per sottolinearne la fragilità!
I discepoli chiedono allora che Gesù dica loro quando e con quali segni premonitori “accadranno queste cose”, e quale sarà il segno della venuta finale di Lui, il Signore, e quindi della “fine del mondo”.
Ma Gesù risponde con l’esortazione a che loro non si lascino ingannare da eventi che sono il segno della fine, ma non sono la fine! Segni allarmanti, come guerre e “rumori di guerre” (è interessante questa espressione che sembra vicina alle nostre attuali possibilità di avere sempre notizia di ogni evento al mondo!), perché sono eventi che “devono avvenire”, ma non sono la fine (ver.6)!
E così i grandi drammi della storia: sono “l’inizio dei dolori”, ma non sono la fine!
Mi piace oggi aggiungere a queste mie povere considerazioni, una espressione quasi ”dialettale”, con la quale si accompagna e si commenta tutto quello che sembra “troppo grande”: e “la fine del mondo”. Ma appunto oggi il Vangelo ci dice che non è la fine del mondo.
E per stare ancora in questo “italiano maccheronico”, ricordo che Lui, Gesù, Lui sì che è “la fine del mondo”
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Gesù abbandona il tempio e non vi ritornerà più. I discepoli sono ammirati dalla bellezza delle costruzioni, ma Gesù annuncia loro, ancora una volta, la sua distruzione. Stranamente, i discepoli non chiedono il perché o come avverrà questo disastro, ma solo “quando”: secondo il pensiero comune, dopo la catastrofe ci sarebbe stato l’intervento del Messia che avrebbe restaurato il regno di Israele. Gesù dice loro: Non è così, non vi lasciate ingannare… La seconda domanda è: “Quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo?”. Quest’ultimo termine in greco è l'”eone”, che possiamo tradurre anche con “tempo, epoca”. Con Gesù e con la sua Pasqua finisce un tempo della storia e ne comincia un altro, un tempo nuovo, di riconciliazione con Dio e tra gli uomini. Tempo caratterizzato dalla “parusia” del Signore, che è il suo venire e il suo essere presente nella nostra storia, nella nostra vita. Secondo le ultime parole di questo Vangelo: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.