29 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, 30 e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. 31 Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. 32 Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri. 33 Serpenti, razza di vipere, come potrete sfuggire alla condanna della Geènna?
34 Perciò ecco, io mando a voi profeti, sapienti e scribi: di questi, alcuni li ucciderete e crocifiggerete, altri li flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; 35 perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sulla terra, dal sangue di Abele il giusto fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che avete ucciso tra il santuario e l’altare. 36 In verità io vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione.
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L’immagine della costruzione e dell’ornamento dei sepolcri dei profeti è di prezioso aiuto per capire il significato profondo della profezia.
In questo ci aiutano le vicende degli uomini di Dio anche del nostro tempo. Pensate a persone come Milani e Dossetti, uomini di Dio e profeti. Milani, ieri disprezzato a cacciato in quella Barbiana che la sua presenza ha reso mirabile. E oggi da tutti più comodamente lodato ed esaltato. E pensate a Dossetti per il quale è ancora oggi severamente proibito nella memoria ecclesiale riconoscere la straordinaria potenza profetica.
Gli onori ai profeti si tributano sempre in ritardo. Quando Dio li manda, vengono perseguitati perché la loro persona e la loro profezia è anticipazione del tempo, evento evangelico, e come tale insopportabile dalla mondanità del loro tempo. Quando finalmente diventano storia passata, allora i figli di quelli che li uccisero eleveranno monumenti. Perché così è la portata dell’annuncio evangelico: un giudizio del tempo e il dono evangelico del tempo di Dio. Ma in tal modo coloro che oggi costruiscono per loro monumenti di lode si rivelano proprio in questo come “figli di chi uccise i profeti” (ver.31), e dunque del tutto simili ai loro padri, anche se oggi dicono “non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti” (ver.30). Ebbene, dice Gesù, “voi colmate la misura dei vostri padri” (ver.32).
Diventa ora molto importante l’immagine del “sangue”, perché tutto il sangue profetico versato sia prima sia dopo il tempo breve della presenza di Gesù nel mondo, è il giudizio di questo mondo, perché tutto quel sangue è assunto e pienamente illuminato dal sangue del Signore Gesù! Dal sangue di “Abele il giusto fino al sangue di Zaccaria” è profezia e annuncio del sangue di Gesù, e dunque del giudizio e della salvezza del mondo. L’Evangelista Giovanni commenta il sangue uscito dal costato trafitto di Gesù con le parole del profeta Zaccaria: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”(Giovanni 19,37 che cita Zaccaria 12,10).
Dunque, tutto il sangue versato nell’intera storia di tutta l’umanità viene raccolto nel sangue di Gesù, e nel calice della Liturgia della sua Pasqua in ogni celebrazione dell’Eucaristia, e in ogni vita offerta al mistero dell’Amore: giudizio e salvezza di tutta la creazione e di tutta la storia.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.