13I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». 14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio. 16Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. 17Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 18Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.
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Forse, come sempre, ci sono molte “strade” lungo le quali cogliere qualche scintilla da questa Parola del Signore. Da una parte noi osserviamo come il Figlio di Dio si sia interamente consegnato alla vicenda umana, con le sue debolezze, i suoi drammi e i suoi terribili misfatti. Nessun “miracolismo” accompagna la sua presenza tra noi.
Addirittura, se consideriamo la citazione di Osea 11,1, siamo sorpresi dal fatto che il “seguito” di queste parole – “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio” – sono parole di duro rimprovero!
E Gesù ha quindi bisogno di tutta la protezione che la memoria biblica attribuisce a Giuseppe, continuando ad accompagnarlo con le presenze angeliche dei suoi sogni. D’altra parte la venuta di Gesù nella nostra povera umanità si espone alla violenza della storia, e i piccoli uccisi nel territorio di Betlemme sono i primi “martiri”, cioè i primi “testimoni” (tale è il significato del termine “martire”!), e la preghiera della Messa che oggi si celebra in loro memoria sottolinea che essi testimoniano il Signore “non con le parole, ma cono il sangue”!
Peraltro, la citazione al ver.18 del profeta Geremia 31,15, è accompagnata nel testo profetico da un annuncio di speranza che chiama il pianto delle madri verso la consolazione e la gioia. Dunque, se da una parte la consegna del Figlio di Dio alla nostra storia è totale e senza sconti, questa stessa storia porta i segni di una speranza nuova e di un cammino di salvezza!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.