27 Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». 28 E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. 29 Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. 30 Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.
Matteo 19,27-30

Se riascoltiamo il testo precedente da quando, al ver.25, i discepoli domandavano a Gesù, e si domandavano: “Allora, chi può essere salvato?”, veniamo a sapere che il Signore, guardandoli, apertamente rispondeva che “questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile!”.
Per questo essi hanno potuto fare l’impossibile!
Quello che hanno fatto non è una loro impresa, o un loro merito, e quindi un “diritto”, ma è sempre e solo dono di Dio!
E’ per la potenza di questo dono che ora, al ver.27, essi possono domandare a Gesù che cosa verrà a loro: “ … che cosa dunque ne avremo?”
Gesù risponde che per il dono di averlo seguito, essi saranno partecipi della gloria e del potere salvifico del Risorto!
Mi sembra di dover dire che di tale gloriosa potenza di salvezza saranno partecipi con Gesù non solo loro, ma tutti quelli che, da Lui salvati, parteciperanno alla sua gloria e alla sua potenza di salvezza!
Questo non è esplicitamente detto, ma a me sembra di poterlo e di doverlo pensare e dire!
Tutto questo è confermato al ver.29 dove Gesù dice che questo avverrà per tutti quelli che, per grazia di Dio, percorreranno con gli Apostoli il loro stesso cammino di salvezza e di gloria! Delicata e complessa è l’affermazione del ver.30, che cerco di rendere in una brutta traduzione alla lettera: “Molti saranno primi-ultimi e ultimi-primi”.
Il giovane ebreo ricco, un tipico “primo”, sarà “ultimo”, e un ultimo come Pietro con tutti i suoi errori e difetti (e di Giuda che ne sarà?) sarà primo!
L’attributo “ultimo” che ha senz’altro un significato negativo, è presente nella Parola evangelica anche per dire che, magari all’ultimo, si arriva!
Ma per fortuna – o per grazia! – non è una gara!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Quella di Gesù è una promessa straordinaria: sedere con lui, Figlio dell’uomo e Signore, nella funzione di giudice, vuol dire condividere la sua condizione regale, la sua condizione divina. E tale promessa non è esclusiva per gli Apostoli, come afferma il commento di Giovanni. “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”: notate, non è che si debba rinunciare a tutti i beni e le persone indicate dalla lista; si dice infatti “o…, o…, o…”. Se un bene o una persona anche importantissima costituisce un ostacolo a seguire Gesù, lascialo, separatene: non è una perdita, poiché Dio – “esagerato” come al solito – risponde con il centuplo e con una eredità, la vita eterna. – Su primi ed ultimi, ho sentito una interpretazione originale: se i primi si fanno ultimi, come noi discepoli di Gesù dovremmo fare, tutti sono sullo stesso piano; c’è piena uguaglianza e gli ultimi non sono più tali.