1 Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano. 2 Molta gente lo seguì e là egli li guarì.
3 Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». 4 Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina 5 e disse: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? 6 Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 7 Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?». 8 Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. 9 Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».
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La Parola che il Signore oggi ci regala sembra proporci sia uno stacco, sia una continuità: la continuità mi pare di coglierla nel grande tema fondamentale che è quello della comunione d’amore che ci ha accompagnato lungo il cap.18, con quel bambino posto in mezzo ai discepoli e con l’affermazione che la volontà del Padre esige che “neanche uno di questi piccoli si perda” (Mt.18,14) e quindi la misericordia e il perdono come elementi privilegiati dell’etica cristiana, dall’impegno a ristabilire sempre la comunione tra i fratelli alla parabola del grande debito da parte del Padre come principio della rimessione dei debiti da parte nostra nella parabola di Mt.18,23-35.
Il transito “geografico” dalla Galilea alla Giudea, e quindi l’approssimarsi della Pasqua di Gesù, sembrano il passaggio dall’annuncio evangelico al suo compimento nel sacrificio d’amore donato all’umanità dalla Croce del Signore. In questo senso mi sembra altamente significativo che proprio a questo punto si ponga il tema delle nozze. La comunione d’amore tra l’uomo e la donna fino all’essere “una sola carne” sembra suggerire e attualizzare il mistero del Verbo “che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Giovanni 1,14).
Il matrimonio quindi, non più come contratto e dominio maschilista che consente “a un uomo di ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo” (ver.3), ma, al contrario, quello che era “all’inizio”, cioè nel progetto fondante di Dio, dove è detto che “l’uomo lascerà il padre e la madre (non è di poca portata che sia l’uomo a lasciare il padre e la madre!) e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne” (ver.5): proprio quello che il Figlio di Dio ha compiuto fino al sacrificio d’amore della sua Pasqua. Sono le grandi nozze d’amore tra Dio e l’umanità!
”L’atto di ripudio” (ver.7) è legato al lungo tempo della “durezza del cuore” (ver.8). “Ma all’inizio non fu così”, e nella luce e nella fede di Gesù lo sposo non è quello che ripudia la propria moglie, ma è Colui che per lei offre la sua vita.
Dunque, “chiunque ripudia la propria moglie… e ne sposa un’altra, commette adulterio”. C’è un’eccezione, ed è il “caso di unione illegittima”, che alla lettera dice “caso di fornicazione”, e cioè non di nozze, ma del possesso carnale di una persona. Penso che in questo “caso” debbano confluire tutte le unioni che non siano celebrate come memoria e sacramento dell’amore di Gesù per l’umanità, fino al suo sacrificio d’amore sulla Croce. Se non c’è questo, non sono le nozze che Gesù ha inaugurato e donato all’umanità con la sua Pasqua! Non sono nozze secondo Gesù, il Cristo di Dio. Sono nulle ed è bene si possano annullare rapidamente e senza spese economiche. Penso quindi sarebbe opportuna molta prudenza e pazienza prima di pretendere che un affetto anche umanamente importante sia la celebrazione e la realtà di quella comunione che unisce Dio all’umanità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.