1 Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano. 2 Molta gente lo seguì e là egli li guarì. 3 Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». 4 Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina 5 e disse: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? 6 Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 7 Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?». 8 Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. 9 Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».
Matteo 19,1-9

E’ un brano magnifico, che ci permette di vedere come agisce e come pensa Gesù. Interrogato sulla prassi del ripudio, non si mette a discutere sulla normativa vigente (che consentiva il ripudio della moglie in maniera più o meno motivata), ma parla del matrimonio come il Creatore lo ha costituito e voluto. “Li fece maschio e femmina”, come dice il racconto della tradizione profetica: stessa dignità, stesso valore ai due sessi. “…I due diventeranno una sola carne”, una sola persona: così l’uomo e la donna trovano il completamento di ciò che a ognuno, singolarmente, manca. La conclusione di Gesù è netta: “Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. – Nella risposta di Gesù alla successiva domanda dei farisei, compare quell’inciso oggetto di tante interpretazioni: “…se non in caso di unione illegittima”. Tra le spiegazioni recenti, mi è sembrata illuminante quella di un esegeta che dice: se tra i coniugi non c’è più amore, se uno dei due tradisce in modo regolare…, allora si può dire che il matrimonio non c’è più, ed è giusto tirarne le conseguenze.
Entriamo in Mt.19, un annuncio evangelico di particolare rilievo – del resto, quale non lo è? – dove incontriamo, strettamente collegati, il tema delle nozze e quello della povertà! Questo ci consente ti ricordare insieme un dato privilegiato della fede ebraica, e quindi cristiana!
La nostra condizione di povertà esige, cerca e chiama l’incontro con chi ci può salvare!
La storia della salvezza è una storia di liberazione! Liberazione dalla prigionia del male e della morte: fino alla pienezza della comunione con Dio nella Pasqua di Gesù!
Ho voluto ricordare questo, proprio per entrare nel tema di oggi che si presenta con la domanda farisaica sul ripudio (ver.3).
La risposta del Signore ci rivela oggi il significato profondo della “legge” non solo come via della fedeltà del popolo al suo Signore, ma anche come aiuto e rimedio divino alla fragilità del suo popolo.
Notiamo, al ver.4, come Gesù spiega il ripudio non come una disposizione divina, ma come un intervento di Mosè a motivo della “durezza del cuore”.
Ma tale non era il senso profondo delle nozze tra l’uomo e la donna nel disegno originario di Dio.
Creati maschio e femmina, la loro stessa diversità esigeva la loro comunione d’amore!
La singola persona è insufficiente a se stessa, e trova la sua verità e la sua pace solo nella comunione con l’altro da sé!
Ecco dunque quella mirabile “povertà” creaturale che prevede ed esige la non-solitudine, fino a fare dei “due”, “una sola carne”!
Tale “congiunzione” è alta profezia della suprema comunione tra Dio e l’umanità che si compie in Gesù, il Figlio di Dio, Figlio dell’Uomo!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.