24 Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». 25 Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». 26 Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. 27 Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».
Matteo 17,24-27

La tristezza di cui oggi ci dice la memoria evangelica può essere raccolta e considerata con attenta partecipazione positiva!
Non si tratta di una caduta della fede, ma di quella prova della vita che accompagna il cammino di ogni credente.
I discepoli si rattristano per la passione e la morte del loro Signore!
La sua Pasqua sarà la fonte della salvezza universale, ma questo si compirà attraverso il dolore dei discepoli per la passione e la morte del loro Signore.
Non si tratta dunque di una caduta della loro fede, ma del dolore del cammino di Gesù verso la pienezza della sua opera di salvezza.
Notiamo che nella Parola del Signore ai vers.22-23 l’annuncio pasquale è semplice e diretto! A prova di questo vediamo che non ci sono dei “ma” nella sua Parola, ma sempre degli “e” che senza opposizione e contraddizione compongono il suo annuncio pasquale!
Quella tristezza ormai vicina sarà porta e non contrapposizione-obiezione all’amore salvifico di Gesù!
Così è anche la vicenda di ogni esperienza cristiana! La prova e il dolore celebrano la fede dei discepoli! E non contraddicono, ma accompagnano il loro cammino fedele dietro al Signore!
La Parola che segue, ai vers.24-27, conclusione di Mt.17, è una lieta e meravigliosa descrizione della comunione che il Signore stringe con tutti i suoi discepoli, oggi rappresentati da Pietro, che ogni tanto, anche nei suoi stessi limiti spirituali, morali e intellettuali, con lieta sorpresa riceve segni meravigliosi dell’amore del Signore Gesù per lui!
Non è semplice capire la risposta rassicurante che al ver.25 Pietro dà agli esattori delle imposte circa il pagamento della tassa del tempio da parte di Gesù!
Allora Gesù gli fa un primo grande regalo facendogli notare che “i figli dei re” non pagano le tasse!
Ma Lui le paga!
E’ meraviglioso questo modo di dirci come Gesù, il Figlio di Dio, abbia voluto essere fino in fondo un “figlio dell’uomo”!
Pur essendo assolutamente libero e superiore al regime umano, ha voluto essere proprio uno di noi. E quindi pagare tutte le “tasse” che la vita più ordinaria chiede e impone a tutti! Però, al ver.27, mostra al suo discepolo come per i figli di Dio tutto sia evento speciale di grazia!
Troverà la moneta da dare agli esattori nella pancia di un pesce!
E infatti il pescatore Pietro trova la moneta!
Ma con un’ultima splendida sorpresa! Che la moneta pagherà la tassa del Signore, e anche per la sua tassa, di Pietro!
E così il discepolo viene assimilato alla condizione del suo Signore: le tasse della vita umana le paga tutte!
Ma anche queste sono un privilegio straordinario: un regalo trovato dentro la propria umile vita!
I poveri figli di Dio, i fratelli del Signore Gesù, sono proprio chiamati e immersi nella vicenda meravigliosa dei figli di Dio. Come il loro Fratello Gesù!|
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Aggiungo solo due considerazioni. Prima: la stupenda parola di Gesù: “… dunque, i figli sono liberi”. Nessun potere, nessuna imposizione può soggiornarci, poiché siamo figli! Dobbiamo scoprire tutta la bellezza di questa nostra libertà. Seconda osservazione: cosa suggerisce lo strano episodio del pesce e della moneta? Si può dire che anche di fronte a richieste ingiuste, a una società che esige e sfrutta, Dio viene in aiuto e provvede ai suoi figli il necessario.