46 Mentre egli parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. 47 Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». 48 Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 49 Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 50 Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».
Matteo 12,46-50

Anche quest’ultimo episodio, che chiude il cap.12, mi sembra del tutto legato, e quasi ultima conseguenza, del tema del “segno” che ci ha condotti e illuminati in questi ultimi giorni.. Il ver.46 tende ad accentuare il rilievo dei due verbi del ver.46 resi in italiano con “stavano fuori e cercavano di parlargli”. Alla lettera dice “stavano fuori cercando di parlargli”: in tal modo viene sottolineato che l’ostacolo maggiore non è quello di essere in difficoltà a parlargli, ma il fatto di “stare fuori”: il cercare di parlargli è seguente ed è legato e condizionato dal loro stare fuori. Questo “star fuori” può quindi facilmente esprimere non solo e non tanto uno “star fuori” spaziale, ma piuttosto una condizione interiore che pone ostacolo al trovare con Gesù una vera comunione.
Questo viene accentuato dal fatto che essi sono sua madre e i suoi fratelli! Qui voglio notare che in tale episodio non dobbiamo lasciarci condizionare dal pensiero di quello che noi, soprattutto sulla sua mamma conosciamo e sappiamo. Per cogliere la sostanza di questo episodio è più utile fermarsi sulla semplice considerazione del vincolo parentale. Essendo un vincolo particolarmente forte, questo giustifica l’aspettativa di un rapporto privilegiato! E questo, Gesù non lo negherà. Ma coglierà l’occasione appunto per dirci come e quale è la relazione che Lui ha con noi, e quale ne è la fonte la potenza e le conseguenze.
Ed è qui che siamo ricondotti alla realtà di quel “segno”, che Egli ha rivelato ed evidenziato in risposta a chi gli chiedeva un segno nei termini e nella sostanza della mondanità. Il “segno”, come abbiamo visto è la sua realtà di “Figlio dell’uomo” e la prospettiva finale e decisiva della sua Pasqua. E’ cioè un “segno” che razionalmente e mondanamente contrasta quello che si cercherebbe come dimostrazione e conferma! E’ la realtà profonda di Dio che è in mezzo a noi!
Ed ecco allora l’affermazione decisiva del Signore: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” (ver.48). La Persona, la Parola e la Pasqua di Gesù, nuovo cuore della creazione e della storia liberate dal male e dalla morte, sono la fonte e la rivelazione della nuova condizione dell’umanità. Il Verbo, divenendo carne, ha portato Dio tra noi. E questo fa radicalmente nuove anche tutte le nostre condizioni, situazioni e relazioni.
Per questo Gesù dice che chi entra in questa famigliarità nuova, “chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”, entra a far parte di quest’unica, universale famiglia. In Dio Padre, siamo, in comunione con Gesù, tutti suoi figli. Ma anche di più! Gesù meravigliosamente riconosce noi come fratello, sorella e madre! E tali ci riconosciamo anche noi tra noi! Riconosciamo chi nel nome e nella potenza di Dio ci ha generati, e continuamente ci rigenera, come figli. E chi, vicino o lontano, conosciuto o sconosciuto, noi riconosciamo e amiamo come fratello e sorella. Certamente lo sono anche coloro che oggi sono venuti a trovarlo. L’importante è che non restino fuori da questa relazione nuova e divinamente preziosa! Com’è bella questa vita nuova dell’unica grande famiglia dei figli di Dio! Come è arduo e urgente il nostro desiderio che così possa avvenire dappertutto, per tutti e in tutti! Di questa vita nuova sono “segno” i discepoli che Egli oggi indica. (ver.49)
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
P.S. Domani, festa di S.Giacomo, la Liturgia ha letture sue proprie. Quindi la “lectio” di Matteo, riposa fino a lunedì.