11 Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. 12 Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». 13 Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.
Seleziona Pagina
COMMENTO Famiglie della Visitazione:
Mc 8,1-13
Gli elementi di somiglianza con il miracolo dei pani riportato in Mc 6, 34-44 sono tanti, ma ci sono differenze importanti e significative. Gesù nel primo racconto ha appena preso contatto con la folla, ha compassione per la loro condizione di pecore senza pastore e la sua prima risposta era stata “il pane della parola”, l’insegnamento. Qui la folla è già da tre giorni con Gesù: per due volte, nei vv.1-2, il testo segnala che non hanno da mangiare. La mancanza di cibo qui si impone come priorità assoluta. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino e alcuni di loro sono venuti da lontano (v.3): nell’altro racconto c’era la possibilità di rifornirsi in villaggi vicini, qui evidentemente no, se si torna indietro si rischia di venir meno per fame.
La notazione sui venuti da lontano serve per capire che per alcuni il ritorno a casa sarebbe stato molto lungo, ma dà anche una informazione sulla composizione della folla: già siamo sulla riva orientale del lago, in terra straniera, e tanti vengono da lontano, insomma c’è una lontananza etnica e anche geografica. Ci sono altri segnali che quello che qui si racconta è un pasto per i venuti da lontano: qualcuno vede nel numero delle ceste di avanzi che si raccoglieranno alla fine (sette invece di dodici) il riferimento a Stefano e agli altri sei scelti per il servizio alla mensa per i fedeli di lingua greca.
Le circostanze e il luogo di questo racconto sono meno adatti per la bella “organizzazione liturgica” che aveva caratterizzato il primo miracolo dei pani: non c’è l’erba, ci si siede per terra e non c’è menzione della divisione in gruppi.
Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero (v. 7): un’altra differenza è che qui, prima di spezzare i pani, Gesù rese grazie con un riferimento chiaro alla Eucarestia.
I tanti elementi comuni al primo miracolo dei pani confermano che questi due pasti in comune di migliaia di persone con Gesù sono una anticipazione del grande banchetto finale, della festa escatologica a cui saranno invitate tutte le genti e nello stesso tempo una anticipazione del banchetto eucaristico che Gesù lascerà ai suoi discepoli in attesa del banchetto finale.
Ma questo secondo racconto ci parla del rapporto dell’Eucaristia con la storia e le sue vicende più tribolate. Assieme al pane, che si porta sul tavolo della celebrazione eucaristica, si portano sicuramente le pene e le tribolazioni di quelli che stanno seduti attorno al tavolo. Ma il tavolo della Eucaristia, anche della celebrazione più modesta, è apparecchiato davanti a una immensa folla che ha fame. Chi sta attorno al tavolo e troverà pace per la sua vita non potrà dimenticare quella folla.
Gesù ha appena messo piede sulla riva occidentale del lago, in territorio giudaico (v.10 del brano precedente) e gli si fanno incontro i farisei chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Il segno dovrebbe venire dal cielo: stanno mettendo in dubbio che i segni operati fino ad allora vengano da Dio, come fecero gli scribi quando insinuarono che lui scaccia i demoni per mezzo del capo dei demoni (Mc 3,22).
Loro provocano Gesù con l’idea che esistano segni che possano costringere a credere forzando la libertà di chi ne è testimone, sono profondamente accecati dal loro orgoglio e non vogliono mettersi in gioco con umiltà accogliendo da Dio il dono della fede, che fa vedere i segni e che trova in essi un aiuto per continuare a credere.
Ma egli sospirò profondamente (v.12): è un sospiro di dolore e di indignazione davanti al muro dell’incredulità, a cui segue quella domanda accorata: perché questa generazione chiede un segno?
L’idea di un messianismo spettacolare non ha nessun senso, è l’esatto contrario della strada scelta da Gesù. In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno: Gesù usa la formula solenne in verità (lett: amen) io vi dico già usata nella discussione con gli scribi al cap.3. Per questa generazione dal cuore indurito, che non ha accolto i segni operati da Gesù, non ci sarà altro segno.
Nel parallelo di Mt 16, 1-4, Gesù parla del segno di Giona, prefigurando la sua morte e sepoltura. Il gemito di Gesù prima della risposta prefigura forse il segno estremo del sacrificio della sua vita, il segno supremo della infinita misericordia di Dio per tutti i suoi figli.
Dio ti benedica. E tu prega per noi. Francesco e Giovanni.