31 Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32 Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33 Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34 guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35 E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36 E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37 e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
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COMMENTO Famiglie della Visitazione:
Gesù si muove (v. 31) da Tiro verso la costa orientale del mare di Galilea, ma rimane fuori dai confini di Israele. Queste popolazioni a nord della Galilea sono come primizie di tutti i pagani che saranno chiamati ad entrare nel regno di Dio.
Il miracolo che Gesù opera ha delle caratteristiche particolari: intanto succede in disparte, lontano dalla folla. Per il sordomuto viene chiesto a Gesù di imporgli la mano, ma i gesti di Gesù comportano un contatto più forte con il corpo del malato: gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua. Poi Gesù alza gli occhi verso il cielo e la sua preghiera è accompagnata da un sospiro, un gemito che sembra indicare una forte commozione di Gesù. Poi pronuncia il comando di liberazione del malato riportato in aramaico, la lingua parlata da Gesù: «Effatà», cioè: «Apriti!».
L’intensità del racconto fa pensare ad una nuova creazione, il sordomuto viene come riplasmato e restituito ad una vita piena. La guarigione, anche in questo caso, riguarda la totalità della persona più che un intervento per risanare la parti del corpo lese dalla malattia. Il senso del testo sembra essere che la menomazione di non poter ascoltare la parola vivente di Dio attraverso la predicazione di Gesù e di non poterne proclamarne le meraviglie siano una malattia gravissima, mortale.
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente (v.36): quell’uomo è restituito alla pienezza della sua vita. Dunque, anche la capacità di ascoltare è un dono che possiamo sperare di ricevere dalla bontà del Signore, tanto che nella celebrazione del Battesimo si prega perché il battezzato possa ricevere questo dono. In uno dei riti che si fanno dopo l’immersione nell’acqua, il celebrante, dopo aver toccato le orecchie e le labbra del battezzato. dice: «Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre».
Ha fatto bene ogni cosa (v.37): nella manifestazione di gioia per la rigenerazione a una vita nuova del sordomuto, esce questa frase che ricorda la frase ricorrente nel racconto della creazione in Gen.1: Dio vide che era cosa buona.
“Ascoltare” e “parlare” sono le facoltà essenziali per l’annuncio del Vangelo del Signore! Tale è il miracolo che questo “sordomuto” riceve da Gesù! Per questo il valore essenziale di tale miracolo rivela e conferma il divino splendore dell’evento che in certo modo deve avvenire per ogni testimone di Gesù!
Dio ti benedica. E tu prega per noi. Francesco e Giovanni.