1Entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
3Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. 4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. 5Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
6Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: 7«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». 8E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? 9Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? 10Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, 11dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». 12Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
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COMMENTO Famiglie della Visitazione (Giancarlo Micheletti):
La casa di Cafarnao ritorna ad essere luogo centrale della vicenda di Gesù. Si seppe che era in casa: si può immaginare Gesù in casa, con Pietro e gli altri, con la porta chiusa. La pressione che circonda Gesù raccontata alla fine del cap. precedente si trasforma in pressione sulla casa. È tutta piena di gente, non si entra più e Gesù parla.
Ed ecco l’idea di passare dal tetto. Il parallelo di Luca ci dà maggiori dettagli sulla strana modalità di ingresso: salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza (Lc, 5, 19). La casa scoppia, salta anche il tetto, sembra che la potenza della parola di Gesù metta a dura prova le strutture della povera casa di Cafarnao. Che cosa vede Gesù in tutto quel trambusto? La loro fede. Gesù chiama fede la somma di due cose: la determinazione dei portantini a portare davanti a Gesù il bisogno del paralitico e la consapevolezza, per quanto incerta e confusa, che c’è uno che può liberare il poveretto da quella schiavitù.
Ma, sorprendentemente, Gesù parla di perdono dei peccati. Vuole dire a tutti quelli che sono stipati nella casa, compresi quelli con le gambe buone, e anche a noi che ascoltiamo oggi queste parole: c’è una malattia più grave e generalizzata che si chiama peccato. Il figlio dell’uomo Gesù di Nazareth è lì per testimoniare che Dio, suo Padre, lo ha mandato per perdonare i peccati. Chiama il malato “figlio”, perché Dio chiama così i poveri peccatori.
Scatta l’obiezione degli scribi: sembra proprio il contrario della fede. Hanno tutte le informazioni necessarie sul peccato e sul perdono, ma il loro cuore è chiuso, non hanno capito i segni operati in quei giorni da quell’uomo, non sanno che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra (v.10), che bisogna fare di tutto, perfino scoperchiare un tetto, per portare davanti a lui il grido dell’umanità umiliata dal peccato perché lui possa salvarla.
A favore di tutti i presenti, scribi compresi, Gesù compie il segno della guarigione, un segno di grande potenza profetica: Gesù dice al paralitico di alzarsi, di risorgere e di sollevare anche il suo letto, quello che da strumento di riposo si era trasformato per lui in strumento di afflizione.
Si può immaginare una specie di marcia trionfale: tra la gente stipata in casa si apre un corridoio e quell’uomo cammina libero sulle sue gambe mostrando a tutti il lettuccio. La casa si riempie della meraviglia e delle lodi di tutti i presenti: Non abbiamo mai visto nulla di simile!
Dio vi benedica e voi pregate per noi. Giovanni e Francesco