NOTA: Da venerdì 14 agosto 2020 è iniziata la Lectio continua del Vangelo secondo Marco. Leggeremo questo libro fino al 29 novembre prossimo.
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Mc 1,9-13
9Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
12E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
COMMENTO Famiglie della Visitazione (Giancarlo Micheletti):
Quel Gesù, presentato nel primo versetto del vangelo di Marco come Cristo, Figlio di Dio, quello che Giovanni ha preannunciato come più forte di me, io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali al v.9 si presenta come uno dei tanti che accorre per il battesimo al Giordano. È uno di noi, è insieme a noi lì sulla riva del Giordano. Anzi, quel cenno alla sua provenienza da Nazareth di Galilea lo caratterizza come ancora più piccolo, quasi marginale: viene dalla periferia, non viene dalla Giudea, né tantomeno da Gerusalemme, la capitale, da cui (cfr. v.5 del brano di venerdì) accorrevano quelli che andavano a farsi battezzare da Giovanni.
La prime parole del v.10, e subito, richiamano l’incalzare degli eventi che caratterizza l’inizio del vangelo di Gesù. La salita dall’acqua rimanda immediatamente a Mosè e all’uscita dall’ Egitto di Israele, quando Dio con Mose lo fece salire dal mare con il pastore del suo gregge (Is 63,11). L’attesa di Israele e con lui di tutta l’umanità, il grido perché il Signore ritorni per salvare i suoi figli: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19) ha trovato ascolto. Il nuovo Mosè riceve da Dio lo Spirito per adempiere alla sua missione. Ma Gesù non è semplicemente il nuovo profeta scelto da Dio, è il figlio, l’amato (v.11). Questa volta è Dio stesso che interviene direttamente, si realizza pienamente quanto detto dal profeta: Non un inviato né un angelo, ma egli stesso li ha salvati (Is. 63,9).
L’inizio della missione di Gesù comincia con quel verbo sospinse (v.12, lett. gettò fuori) dà subito una immagine precisa dell’ambito in cui la missione si svolgerà: non è un luogo idilliaco, è un deserto, c’è il Nemico. Il fatto stesso che non siano menzionate le tre tentazioni che troviamo negli altri sinottici sembra voler dire che non è una situazione eccezionale, è la normalità, questa è la vita. Tutto ciò che nella vita su questa terra è bello e prezioso è inevitabilmente insidiato, minacciato dal demonio. Ma quella nota finale del v13, gli angeli lo servivano gettano una luce di speranza su tutta la scena: la presenza del Figlio amato rende questo deserto di lotta e di tentazione un luogo di pace.