43 E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 44 Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». 45 Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. 46 Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. 47 Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. 48 Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. 49 Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». 50 Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. 51 Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. 52 Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
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COMMENTO Famiglie della Visitazione:
C’è qualcosa di sproporzionato e nello stesso tempo di grottesco nell’arresto di Gesù nella narrazione di Marco e del parallelo di Matteo, molto diversa da quella ad es. del vangelo di Giovanni.
Perché c’è quella folla con spade e bastoni? Vista la spiata di Giuda sul luogo isolato e la sola presenza dei dodici a quell’ora di notte, che bisogno c’era di una folla, di una accozzaglia inutilmente numerosa di miliziani? Giuda, proprio perché uno dei dodici (v. 43), poteva avvicinarsi a Gesù senza suscitare particolari reazioni da lui e dai discepoli e dare indicazioni precise alle guardie del tempio: perché quel bacio? Perché mettere in scena il tradimento in modo così plateale? In Marco non c’è nessuna parola di Gesù per il gesto di Giuda.
Cosi gli misero le mani addosso e lo arrestarono (v. 46): così avviene quello che Gesù detto poco prima, finita la preghiera lì al Getsemani: è venuta l’ora ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Quella folla a cui Gesù è consegnato non è solo la guardia del tempio, ma tutta l’umanità avvolta nel peccato e bisognosa di essere salvata: il Padre non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi (Rom 4, 25).
Anche il ferimento del servo del sommo sacerdote, solamente in Marco non merita alcun commento da Gesù. Che a estrarre la spada sia stato uno di quelli che avevano passato la notte al Getsemani con Gesù lo si può intuire, anche se il testo dice semplicemente che è uno dei presenti (v. 48). Si può immaginare una distanza più grande tra quell’atto e il piano di Dio Padre al quale Gesù si è consegnato? Quell’atto anticipa la totale solitudine di Gesù.
La reazione di Gesù si stacca dalla miseria e dalla vigliaccheria di quell’arresto e testimonia come la sua obbedienza al Padre lo conduca a esercitare la sua umile signoria sugli eventi che lo aspettano.
Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. (v.48). Non c’era bisogno di quell’arresto notturno con quell’inutile dimostrazione di violenza! Ma i capi avevano paura della gente. Gesù dunque sottolinea la loro paura ad agire apertamente.
Si compiano le Scritture (v.49): Gesù dichiara apertamente qual è il senso di tutto quello che sta succedendo e che potrebbe apparire come assurdo. Tutte le Scritture parlano di questo, la forza di Gesù in mezzo a quella tragedia gli viene dalla consapevolezza di fare la volontà del Padre.
Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono (v.50): sembra esserci una eccezione a quell’abbandono generale, quel misterioso ragazzo che lo segue avvolto in un lenzuolo. Ma per sfuggire all’arresto fugge via nudo, segno dell’abbandono totale di Gesù. Ma forse anche segno di comunione con la nudità del Crocefisso (Mc.15,24).
Dio ti benedica. E tu prega per noi. Francesco, Giovanni e Giancarlo M.