22 E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23 Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24 E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25 In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
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COMMENTO Famiglie della Visitazione:
Questi pochi versetti raccontano il grande dono dell’Eucarestia che Gesù fa ai suoi discepoli, a quelli di allora e a quelli dei tempi che verranno. Gesù e i discepoli celebrano la Pasqua ebraica come tante famiglie in quella sera. Il rito è costruito attorno a una cena e normalmente è il padre che presiede. Il rito prevede ad un certo punto che si reciti una benedizione sui pani, che li si spezzi e che i pezzi vengano distribuiti ai commensali. Nell’antico rito si fa memoria del pane dell’afflizione che i padri mangiavano in Egitto e la benedizione celebra la fine di quella schiavitù. Probabilmente a qual punto Gesù dice quella frase: Prendete, questo è il mio corpo (v. 22) dando un significato nuovo a quei gesti: quel pane è il suo corpo che viene dato, è il suo corpo che verrà immolato sulla croce e dato per la salvezza di tutti: prendete.
Nell’antico rito c’è anche il “calice della benedizione”: alla fine della cena, Gesù ripete quel gesto, prese un calice e rese grazie (nel testo si usa il verbo “eucharisteô”), lo diede loro e ne bevvero tutti (v.23). Ma anche in quel momento Gesù dà un senso nuovo a quel calice: Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti (v.24). Quel vino diventa memoriale del suo sangue che è versato in favore non solo dei suoi discepoli, ma di tutte le moltitudini, alle quali sarà offerto questo nuovo patto sigillato dal suo sangue.
Gesù infine aggiunge: non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio (v. 25). Le benedizioni finali della cena pasquale sono orientate al futuro, alla venuta del Messia e alla gloria futura di Gerusalemme; nelle parole di Gesù diventano l’annuncio del banchetto finale, quando al suo ritorno porterà a compimento il regno di Dio su questa terra.
La Pasqua di Gesù segna in modo definitivo un capovolgimento del rapporto religioso fra Dio e l’uomo: non è l’uomo che attraverso i sacrifici si purifica e si avvicina a Dio, ma è il figlio di Dio che offre il sacrificio di sé stesso come segno supremo del suo amore verso tutta l’umanità e della sua volontà di liberazione e di salvezza per tutti. Tutta questa realtà è raccolta nella celebrazione dell’Eucarestia e si fa presente e si dona ogni volta che noi abbiamo la grazia di celebrarla.
Dio vi benedica e voi pregate per noi. Francesco, Giovanni e Giancarlo M.