29 E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30 La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31 Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
32 Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33 Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34 Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
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Molti particolari della parola che oggi riceviamo dalla bontà del Signore sembrano significativi. Al ver.29 si dice che “usciti dalla sinagoga, andarono nella casa…”. Forse il Signore vuole dirci che è Dio stesso che in Gesù in certo senso lascia il luogo “religioso” per entrare profondamente nella storia e in particolare negli uomini e nelle donne del mondo: l’umanità stessa diventa il “tempio” di Dio!
Notiamo con attenzione come il nostro testo curi questo incontro di Gesù con una donna malata, la suocera di Pietro. Intanto consideriamo il fatto che Pietro è sposato. La donna è ammalata, e “subito” i discepoli parlano a Gesù di lei: mi chiedo se non voglia essere anche questo particolare una “semplificazione” della preghiera e una sua più profonda immersione nella storia umana. Anche i verbi del ver.31 sembrano particolarmente significativi: Gesù si avvicina e “la fece alzare” (è un verbo spesso molti vicino all’evento e al significato della risurrezione) prendendola per mano: anche questo è un verbo “forte” che sembra voler dire quasi una presa di possesso, un farla sua. La febbre che la riempiva ”lascia” la donna! E lei serve Gesù e i suoi discepoli. E’ stretto il legame tra la sua liberazione dalla febbre e il servizio reso da questa donna. Questo servizio è espresso con il verbo da cui deriva il termine del “diaconato”: è un’allusione al diaconato femminile? In ogni modo è un’esaltazione dell’umile servizio di una donna di casa.
La guarigione della suocera di Pietro fa della casa di lui il luogo dove la gente si raduna intorno a Gesù. E’ bellissimo il legame che il nostro testo fa ai vers.32-33: gli portavano “tutti” i malati e gli indemoniati – “tutta” la città era riunita davanti alla porta! E’ una città di malati e di indemoniati: forse quindi anche quelli che glieli portano. Gesù guarisce molti ammalati e libera molti indemoniati. Come aveva fatto con l’indemoniato in sinagoga, Gesù proibisce ai demoni di parlare, perché lo conoscono! Non basta che una conoscenza sia vera! Bisogna che sia anche buona! Una verità può essere usata anche molto male! Può diventare un servizio reso ai demoni. Qui non mi sembra che il problema sia quello del “segreto messianico”, e cioè della volontà di Gesù a che la sua Persona non abbia contatti con le potenze del mondo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Usciti…, andarono…. “: il versetto ci dà l’idea di un muoversi comune, un agire insieme, di Gesù e dei suoi. Procedono con lui, attorno a lui. E in blocco si portano in casa di Simone e Andrea, “in compagnia” degli altri. E’ una bella comunità, di cui sentiamo il fascino. – Trovata in casa una persona sofferente, parlano di lei a Gesù. Non è che chiedano, che supplichino…; solo gli parlano di lei (e così forse dovrebbe essere la nostra preghiera). – La persona malata è la suocera di Pietro… e la conclusione è straordinaria: lei “si mise a servirli”. Servendo a mensa il Figlio di Dio, lei – una donna senza rilievo sociale, una casalinga – viene equiparata agli “angeli del servizio”, quelli che – secondo la tradizione – stanno attorno al trono di Dio come suoi particolari ministri.