28 Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29 Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; 30 amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31 Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 32 Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; 33 amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34 Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
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COMMENTO Famiglie della Visitazione:
Il testo conferma che c’è una profonda consonanza tra l’insegnamento di Gesù e la parte di Israele più legata alla tradizione delle Scritture. Si capisce che il colloquio tra lo scriba e il maestro si svolge seguendo uno schema e che la domanda sul primo tra i comandamenti rientra in questo schema. Gesù, in risposta, dice che i comandamenti sono due e che non c’è altro comandamento più grande di questi.
Il primo riguarda l’amore di Dio: Gesù, nel testo di Marco, cita più estesamente Dt 6, 4-5, versetti che erano entrati a far parte della preghiera quotidiana degli ebrei e include la parte iniziale sulla unicità di Dio: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore.
La grande novità che Gesù introduce è quella di mettere sullo stesso piano il grande testo del Deuteronomio e un precetto del cosiddetto “codice di santità” del Levitico: Amerai il tuo prossimo come te stesso (Lev 19,18). Conosciamo l’insegnamento sul “prossimo” che Gesù dà nel brano parallelo di Luca. Ma già in quel testo del Levitico, nelle norme sulla spigolatura e sulla necessità di lasciare sul campo qualcosa per il bisognoso, si dice per il povero e per il forestiero (Lev 19,10), andando oltre il concetto di “prossimo” solo come “connazionale”.
Questi due comandamenti sono inseparabili. Lo sviluppo di questo insegnamento nella prima generazione cristiana porterà la 1° lettera di Giovanni a dire: Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). Da quando Dio si è fatto vicino a noi in Gesù, ogni essere umano è diventato il testimone vivente della prossimità di Dio e l’amore del prossimo è diventato non più separabile dall’amore di Dio.
Lo scriba sembra accogliere con profonda sincerità l’insegnamento del maestro e aggiunge che l’amore praticato secondo i due comandamenti vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici. Gesù approva quanto detto dallo scriba: a proposito della sincerità del culto: nell’insegnamento dato riguardo alla fede e la preghiera davanti al fico seccato, Gesù aveva ricordato che non ci si può mettere a pregare se c’è del rancore con qualcuno.
È bello che la sezione del vangelo secondo Marco dedicata alle controversie con i membri del sinedrio e i loro inviati si chiuda con il congedo di questo scriba divenuto discepolo del regno dei cieli.